Sergeant S. Thirsty Girls: the hold of desire 2005 - Rock

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Non mi era mai capitato di avere a che fare con un gruppo che suonasse così Pj. Non so se effettivamente ne esistano pochi, o se si tratta di una banale casualità. In ogni caso ne sono felice.

Probabilmente non sono obiettiva, ma la scelta di tale punto di ispirazione merita delle lodi. Secondo il mio punto di vista, infatti, suonare un determinato genere invece di un altro è importante. C’è differenza fra chi emula Pj Harvey e chi, ad esempio, fa il verso ad una Alanis Morisette (senza, con questo, voler disprezzare la seconda).

Fin da "A Trivial Summer Day", "Rid Of Me", "To Bring You My Love" e "Four Tracks Demos" sgusciano fuori dalle pile dei cd per posizionarsi fra timpano e auricolare. Difficile allontanarli: si affacciano continuamente. Accompagnano l’incedere delle chitarre, accortamente distorte. Seguono i ritmi sincopati. Battono le mani al suono da organo farfisa. Si sorprendono durante quel fischiare tanto familiare ("Me Maid, No!"). Ma soprattutto si stringono attorno a Silvia e al suo modo di usare la voce: un omaggio alla sensualità aggressiva tipicamente Polly Jean. Come dargli torto? Provate ad ascoltare le urla strazianti di "Let’s Stay".

Nell’insieme ai Sergeant S. sembra mancare qualcosa; potrebbero apportare qualche modifica, qualche miglioria, ma il pericolo è che, in quel caso, possano perdere la loro tipicità. Forse così si allontanerebbero da quel mood un po’ Lo-Fi e un po’ rock per ragazzacci, da quella immediatezza viscerale e provocante che ne fa un gruppo apprezzabile. Se il rischio è questo, allora è meglio chiudere un occhio, lasciarsi trascinare dal ritmo e, infine, ascoltarsi "Cello Ballad", con un piano e una seconda voce maschile proprio azzeccati.

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La recensione Thirsty Girls: the hold of desire di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-08-24 00:00:00

COMMENTI (1)

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  • el 18 anni fa Rispondi

    Anche dal vivo il paragone con PJ ci sta tutto... Bravi, inquietanti.