Canzoni dimenticate in un aeroporto.
Credo che pochi dischi al mondo – o perlomeno in Italia – possano vantare una origin story più peculiare di quella di questo Demo 2007 – 2021, opera prima di Billy Ottar. Tutto comincia con Nota dell’autore, spoken song in cui il nostro rivela le vicissitudini che lo hanno portato a registrare il qui presente disco: aggiudicatosi un portatile Mac ad un’asta di oggetti dimenticati in aeroporto, Billy Ottar scopre, tra i pochi file contenuti nel pc, una cartella con alcune demo di canzoni che finiscono presto nel dimenticatoio. È solo durante una quarantena che Billy Ottar si ricorda dei brani e, risentendoli, ci si appassiona fino a maturare il proposito di reinterpretarli e registrarli. Inizia quindi a rielaborare le canzoni, innestando sul loro nocciolo iniziale nuove parti strumentali e vocali, risuonando e riadattando, fino ad arrivare agli otto pezzi contenuti nel disco, prodotto dello stratificarsi continuo di musica e parole, pensieri e vite.
Dopo questa sbrodolata introduttiva, lasciatemi ora andare dritto al sodo: considerando la sua natura pressoché autoprodotta e l’origine a dir poco rocambolesca e figlia del caso, Demo 2007 – 2021 è un disco della madonna. Nato da una dimenticanza in aeroporto, questo disco porta con sé il segno dell’abbandono e dell’assenza, e riesce a tessere nelle proprie canzoni la malinconia sospesa e distaccata che spesso permea questi non-luoghi. Lo struggimento sottovoce, la quieta disperazione dei brani occhieggiano ai Fine Before You Came più intimamente emo, ibridati con i riflessi delle luci al neon dei Lali Puna; a volte, i tormenti interiori trovano una dimensione più esteriore ed espressiva, con delle chitarre che puntano allo sguardo perso nel vuoto dei Cure di Pornography (2009 (dentro la pancia della balena)).
Proporsi come artisti lo-fi sembra essere diventata quasi una moda, un escamotage per cercare di rivendicare una patina di autenticità che non si riuscirebbe ad ottenere altrimenti. Questo non è decisamente il caso. La vicenda che lega Billy Ottar a queste otto canzoni è quanto di più personale e genuino possa esistere, e questo, paradossalmente, nonostante le canzoni nascano in origine da un’altra persona. Qui non c’è spazio per pose artistoidi e pretenziose: qui c’è il lato oscuro della vita, con i suoi insignificanti drammi, le sue inquietanti tensioni, e quella assurdità che porta una cartella dimenticata su un desktop a diventare un disco straordinario nella sua perfetta quotidianità.
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La recensione Demo 2007 — 2021 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-11-24 02:50:18
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