Un rock nudo e crudo dall’anima maledettamente cantautoriale
Da molto tempo non leggevo la definizione “Rock d’Autore” per un album e mi ha stupito e incuriosito, soprattutto se l’artista in questione ha solo vent’anni. Immagino siano banditi autotune ed elettronica. Mi affaccio con cautela all’ascolto di questo progetto artistico per non dover far scendere poi lacrime amare infrangendo illusioni seppur infantili.
Un disco d’esordio per Alberto Gizzi dall’ironico e scaltro titolo “Se va male faccio l’università” che incarna perfettamente una ideologia crudelmente attuale. La curiosità fa da padrona e versando del buon vino rosso che “accompagna le giornate più chiare” mi inoltro nel mondo descritto dal giovane artista.
“Il cielo sopra Itaca” mi prende per mano chiarendo all’istante che ciò che ascolterò è buona vecchia scuola cantautorale con un pizzico di punk inglese estremamente nascosto tra le righe… del pentagramma. Voce in avanti che narra una storia dai tratti caratteristici di un menestrello d’altri tempi. Testo tagliente, ben curato e cantato col cuore, con una ritmica molto sostenuta che scolpisce egregiamente ogni singola battuta sostenendo il mood del brano. Ottimo inizio!
“All’ombra dei pini” possiede la nostalgia dei bei tempi andati in cui la musica viveva senza troppi fronzoli, bastava una chitarra acustica e una vera storia da raccontare che donasse curiosità e attenzione. Semplici, ma intramontabili emozioni. La canzone, primo singolo estratto, è stata premiata da vincitrice nel contest “Master of Rock”, affiliato alla nota radio romana Radio Rock.
L’ascolto continua con la terza traccia dal titolo “Il canto dei sonatori” che conferma la mia speranza iniziale: finalmente niente autotune e finzioni da freak show che tanto vanno di moda. Un rock semplice, diretto, nudo e crudo dall’anima maledettamente cantautoriale. Ossigeno puro!
E infatti si respira a pieni polmoni con “La terra delle canzoni” e con “Via Lattea” che evidenziano un’attitudine al cantautorato davvero old style, ma con un pizzico di novità esternata soprattutto nei testi e nelle tematiche trattate. “La luna bianca lassù non potrebbe brillare di più” è di una semplicità disarmante, ma dona poesia avvolgente e profonda, che tanto manca nelle composizioni attuali, soprattutto nei più giovani concentrati solamente a starnazzare inutili volgarità senza senso. Un Rino Gaetano un po’ inesperto, ma con una passione tangibile che pervade bellezza e autenticità. È l’inizio del percorso discografico per questo giovane cantautore a cui auguro di non perdere questa brillante semplicità dalla penna intelligente.
In “Geordie (ma non è una cover)” torna la vena punk. Alberto sputa arrogante versi pungenti e ironici, un cinismo colto, ma nello stesso tempo popolare: “Ma tu lascialo stare che lui non fa per te”. Più chiaro di così! Anche in “Il lavoro rende liberi” ci si specchia con una nuova storia di vita accompagnata da una schitarrata acustica che fa venir voglia di un bel fuoco acceso di un camino spoglio di problemi esistenziali, perché tanto ci pensa la musica a risolvere sempre tutto. L’anima pretende favole a cui credere e a noi nostalgici sta bene così.
L’album chiude con “Robespierre”, melodicamente molto forte che coinvolge l’ascolto con sonorità stranamente indie, ma che non stonano per niente nel complesso, anzi, veste il tutto di ulteriore originalità per questo progetto all’albore del suo disegno generale che si spera non venga perso. Sarebbe un grave errore.
Premiare i nuovi e giovani talenti che controcorrente gridano la propria arte in maniera così passionale credo ormai sia diventato un obbligo morale. Altrimenti sarebbe tutto perso. “Se va male faccio l’università” merita un secondo calice di vino rosso quantomeno per brindare al coraggio d’espressione, alla vittoria della gracile speranza sulla superficialità. “Piove terrore io non so se morirò”: un verso grondante vita che oltre a chiudere il primo album di Alberto Gizzi ci dona una spaventosa e al tempo stesso romantica presa di posizione. Sì, la musica vive ancora!
Amen
CRIS ALLINSON
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La recensione Se va male faccio l'università di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-12-01 22:40:00
COMMENTI (1)
Ottimo esordio……bravo Gizzi