Primordiale e futuristico
"Un altare d'amore intorno al quale danzare, cantare, suonare, pregare, per ritrovarsi e rinascere. Prendere per mano i propri demoni e trasformarli in nuova energia grazie ad
una danza collettiva".
Primordiale e futuristico; non saprei intendere diversamente questo Altar of Love di Vera di Lecce, un lavoro che, in larga misura, mi ha stregato, soprattutto per le atmosfere, a metà tra un rito pagano del tempo antico e un rave illegale (anzi, oggigiorno, illegalissimo). Questa dicotomia temporale, diciamo così, ravvisabile in pezzi quali "Jenome", non a caso la mia traccia preferita, dona grande fascino all'intero disco che nonostante una deriva fortemente sperimentale (che però magari in molti apprezzeranno) non "molla" mai l'obiettivo finale: coinvolgere l'ascoltatrice o l'ascoltatore di turno in una specie di appuntamento collettivo con il dio suono.
Un dio che, evidentemente, Vera di Lecce pasce con sonorità ricercate e non convenzionali, tramite uno spirito di ricerca che di rado, ormai, si trova nel panorama della musica italiana. Anzi, voglio spingermi oltre: l'elettronica qui proposta, ibridata per certi aspetti con suoni simil-tribali, può essere assimilata ad esperienze in chiave internazionale, elevando Altar of Love ad una dimensione molto più ampia, che supera con un balzo i confini nazionali per tracimare, giustappunto, nel Continente e oltre.
Un gran bel lavoro, con un finale, forse, un pelino sottotono, ma che rimane grande, insomma.
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La recensione Altar Of Love di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-12-06 08:12:49
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