Un gioiello di pop d'autore, un disco che si distacca dal mainstream per mostrarci quanta bella musica c'è oltre la parete scintillante, ma di cartapesta, della musica commerciale di oggi.
La battaglia di Svevia è l'ultimo lavoro di Simone Perrone, in arte blumosso, artista pugliese con alle spalle la pubblicazione di un disco e due ep.
Si tratta di una raccolta di dieci brani indie pop arrangiati da blumosso con il supporto del pianista Matteo De Benedettis. Da segnalare l'utilizzo di strumentazione vintage reale, alla ricerca di un sound il più reale possibile. Il piglio è subito sostenuto e permette di approcciarsi alla scrittura dell'autore con una buona dose di grinta tra Come in un film porno e Dall'inizio alla fine. Proprio la seconde delle due presenta un bel finale di synth che incornicia un revival anni '80 molto piacevole.
La narrazione, che trova spunti poetici in cose piccole e semplici, compresi luoghi di vita, la natura, scorci di vita vissuta, prosegue con buono slancio anche in La battaglia di Svevia, che ha un incedere molto alla Baustelle con una voce che però si distingue per la grande chiarezza e un timbro molto aperto, leggermente nasale man mano che si sale lungo l'estensione. Anche Un posto dove ti sorriderò continua a mantenere, forse più per inerzia che per reale spinta, un andamento abbastanza veloce e leggero che vive di vuoti, dove restano batteria, basso e voce, e pieni dei ritornelli dove i pad prendono piede e incorniciano un sound ancora d'altri tempi.
La festa del paese è una specie di Born to run per andatura ed attitudine folk rock. Tutto l'arrangiamento continua a portarci negli anni 80, la velocità del pezzo è un contrasto netto col testo che invece si muove lento e ultra melodico.
Si comincia a tirare i remi in barca con Orbite, più lenta e riflessiva e ancora giocata sul contrasto tra vuoti e pieni arrangiativi. Ci sono ricordi post industriali di sfondo ad una storia d'amore e di condivisione. Da questo momento si cala la velocità metronomica e forse anche l'intenzione comunicativa. Esempio ne è Al bar del corso che, a fronte di una batteria ancora aggressiva, contiene un arrangiamento quasi prettamente acustico, con chitarre acustiche ed elettriche pulite, pianoforte e poco altro.
Gelsi ha ancora echi dei Baustelle e stavolta anche la voce è più profonda e impostata. L'andamento è veloce sì, ma non c'è più attitudine rock, quanto invece puramente cantautoriale. Restano sicuramente un impasto sonoro e una linea melodica appiccicosissimi che rimangono nell'orecchio e nella bocca che riesce subito a canticchiarla piacevolmente. Chiusura dell'album affidata, come spesso capita, al brano più profondo e lirico. Labbra è una delicatissima ballata pianoforte e voce piena di piccole immagini scintillanti, tante piccole pietre preziose incastonate in una struttura elegante e semplice. Un vero e proprio gioiello.
In conclusione La battaglia di Svevia è un disco stracolmo di tutto. Musica d'autore che gioca a portarti a spasso e che, a patto che ci si abbandoni alla musica, ti fa viaggiare attraverso un caleidoscopio di emozioni, fino a straziarti il cuore con un ultimo saluto che sa di addio. L'ascolto dunque è un viaggio sempre confortevole ed emozionale grazie anche al lavoro di produzione a monte e poi di missaggio, che restituiscono un ascolto totalmente avvolgente. Un piccolo grande gioiello che merita di avere una grande distribuzione, perché possano ammirarlo in tanti.
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La recensione LA BATTAGLIA DI SVEVIA di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-02-04 15:24:26
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