Karu An Imaginary Journey 2022 - Jazz

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Il contrabbassista marchigiano Karu, ci porta nel suo viaggio sperimentale fatto di suoni luminosi e affascinanti che vanno dal Bitches Brew di Davis ai canti blues di Lead Belly

An Imaginary Journey è il titolo del nuovo album di Karu, progetto del contrabbassista Alberto Brutti, diplomato in contrabbasso jazz e musica elettronica al conservatorio di Roma.

Un lavoro compatto e denso di suoni provenienti da realtà geograficamente lontane: Karu, colpito da certe storie africane, le ha rielaborate nella sua dimensione domestica marchigiana, jammando con Mario D’Alfonso (sax), Andrea Di Nicolantonio (chitarra elettrica), Cristiano Amici (batteria) e Matteo Castiglioni (synth).

Al centro di tutto l’album c’è il contrabbasso di Karu che dirige la sua orchestra di fiati, percussioni ed elettronica.

An Imaginary Journey è un’immersione in un vortice centripeto pieno di contaminazioni che arrivano dal jazz sperimentale suonato da Miles Davis a Tanglewood negli anni ’70 e dal blues rivisitato dei Derek Trucks Band nel loro lavoro Songlines

Nel brano Spears of Leaves, ad esempio, si sente il campionamento di una voce che sembra emerga dal Mississippi degli anni venti del secolo scorso, con la chitarra, lo slide e i fiati che le rispondono ripetendo i ritmi della black music, come faceva Lead Belly nel il suo Take This Hammer, ma anche alcune sperimentazioni del chitarrista Bill Frisell con Under a Golden Sky, dove i suoni degli strumenti tradizionali, si incontrano con l’uso dell’elettronica e anche l’influenza degli album più recenti dei King Crimson si può captare in questo lavoro.

Un fascino leggero avvolge il lavoro di Karu che ha unito agli strumenti e all’elettronica suoni naturali e confusi come si sente in Pneuma, pezzo che inizia con l’eco ora di uccellini ora di acqua che cade. 

Ascoltando Purulli, il secondo brano dell’album, ci si sente dentro il  videoclip di Draydreaming dei Radiohead: con il pezzo in cuffia la mente può credere di essere dentro un sogno lucido con la testa priva di collo, come quella dei gufi o come quella di Thom Yorke, che gira al cambiare del tempo musicale e che vede passare davanti a sé immagini veloci e forti senza poterle controllare. Il pezzo è composto con ritmi diversi che, se cammini, ti fanno fermare e riprendere il passo senza accorgertene.

Ciò che An Imaginary Journey può dare, cambia dalla modalità con cui se ne fruisce aprendoti scenari diversi di volta in volta. Un incontro tra elettronica e jazz che si ispira alla natura e alle leggende di luoghi immaginari o lontani.

Una cosa è sicura: occorre concentrarsi e fare silenzio per accedere agli scenari che Karu può offrirci con questo suo ultimo lavoro dell’etichetta milanese Beat Machine Records.

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La recensione An Imaginary Journey di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-01-18 20:23:16

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