Emily Dickinson prende nuovamente vita in The Belle of Amherst
È sempre interessante ritrovarsi ad ascoltare una band italiana che di italiano ha poco e niente. Gli Anaïs rientrano di certo in questa categoria. Italiani anagraficamente, a livello artistico sembrano provenire da tutt’altri luoghi.
Non è soltanto la scelta di cantare in lingua inglese a fare la differenza, e neanche l’accento perfetto della cantante Pongiluppi: c’è l’Irlanda dei The Cranberries di Dreams e Linger nella dolce malinconia dei pezzi – particolarmente evidente inSlant of Light; c’è la delicatezza e il tormento di Sinéad O’Connor; spostandosi in oceani differenti, ma sempre anglofoni, troviamo le più irriverenti Hole.
Sempre americani sono i testi del disco, tutti della poetessa Emily Dickinson – un esperimento nel quale gli Anaïs si erano già avventurati con successo con l’album Emily Dickinson (Because I Could Not Stop for Death), uscito nel 2021 sempre per Viceversa Records. The Belle of Amherst – il nome viene da uno spettacolo teatrale di William Luce, basato sulla vita di Dickinson - ne è una versione più intima e agrodolce.
La voce di Francesca Pongiluppi culla e sussurra segreti, rendendo la poetessa statunitense – che siamo abituati a immaginare in lunghi abiti di crinolina e cappelli con visiera – una ragazza giovane, leggera, viva, contemporanea e dolcemente punk, che canta e fischietta con un microfono in mano e una sigaretta nell’altra - un’immagine dalla potenza incredibile. Una Emily Dickinson con la musica dentro, come scrive lei stessa in Bind Me (musicata dagli Anaïs diventa un incontro tra Je Suis une Go-go Girl dei The Limiñanas e Rape Me dei Nirvana), con un canto interiore che non può in nessun modo essere zittito.
L’arrangiamento soft-grunge di Little Rose rende perfettamente la malinconia del componimento di Dickison, che parla di una piccola rosa, appunto, della quale nessuno sentirà la mancanza una volta colta, se non forse un’ape, oppure un uccellino – una caducità per la quale viene provata invidia piuttosto che tristezza. Altrettanto spaccacuore la scia di arpeggi di My Letter To The World, così come Heart, dove la poetessa si accorda con il proprio cuore per dimenticare una volta per tutte la persona amata, cosciente di non poterci davvero riuscire. Le parole sono accompagnate da uno strumming soffice e metallico allo stesso tempo, con incursioni elettroniche.
Il disco si conclude con X (It troubled me), e più che finire sembra spegnersi, come forse faceva dopo una lunga giornata il lume della lampada a olio alla quale Dickinson presumibilmente scriveva. Bravi gli Anaïs nel portare avanti una prova già riuscita, ma non per questo ripetitiva.
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La recensione The Belle of Amherst di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-02-27 11:54:00
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