Il rap alternativo del rapper torinese si muove notturno tra un metaverso distopico e la culturahip hop
Torinese, classe ‘90, 3Vetro si avvicina all’hip-hop con il writing per poi arrivare, nel 2021 e adesso con questo ‘MetraVetro’, ad un rap scuro, elaborato ed introverso, che si muove nel solco a cavallo tra digitale e reale, tra l’introspezione e lo sguardo tagliente su una collettività frammentata e ombelicale.
Lo sfondo ideale della narrazione è il metaverso citato nel titolo, che è quello di Zuckerberg ma anche quello di ‘Snow Crash’ di Neal Stephenson, delle distopie della techno-sorveglianza di Observer, riferimento di una condizione di individualismo patologico evocata con rimandi a ‘Il Condominio’ di Ballard o all’incubo isolazionista della graphic novel ‘Blatta’. Dall’altra parte, quasi come antidoto radicato nel reale, nella fisicità della pratica urbana, c’è l’adrenalinico racconto in visuale soggettiva di una notte di writing (Tenaglie). 3vetro opera nel piano tra queste due direttrici, raccontandoci isolamento e tormenti interiori, con liriche che navigano su produzioni notturne, batterie hip-hop storte o appoggiatissime, campioni jazz, arpeggi di piano, sassofoni lynchani, il tutto confezionato con gusto dal duo Gfarmerz.
Si capta un’intenzione alla Uochi Toki ma meno cervellotica, qualche flow alla Murubutu, insomma un rap ricercato nei temi, nelle citazioni e nel vocabolario, volutamente non per tutti ma non troppo ostico. Anzi, quello che risalta nella voce monocorde di 3vetro e nelle produzioni non ortodosse è un peculiare senso di melodia (i ritornelli di Serpe in seno e Butterfly) e un personale radicamento nei fondamenti della cultura rap, che alla fine rendono Metavetro un lavoro molto più fruibile di quello che può sembrare ad un primissimo impatto.
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La recensione METAVETRO di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-02-18 13:10:00
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