Generi e sonorità si fondono tra di loro, indistinguibili in un un mare di immagini surreali.
Psichedelia e pop, elettronica e rock, chitarre e tastiere: mondi interi si scontrano mentre i confini tra generi e sonorità sfumano fino a scomparire nel nuovo lavoro di Deian.
Una volta iniziato il primo brano, Figure non lascia spazio per riflettere su quello che sta accadendo. Bisogna lasciarsi trasportare da una canzone all’altra, mentre in pochi secondi ci si può ritrovare a passare da ritmi rapidi e sfuggenti a momenti di quiete, tra melodie diluite e intense.
Da una canzone come Attrezzi, in cui la vena più cantautoriale diventa centrale per cantare la solitudine, si arriva a momenti strumentali come Orme o Pussycus, dai ritmi ossessivi in cui l’elettronica e la sperimentazione prendono il sopravvento.
A partire da Figure Strane, quelle che vengono delineate volta per volta dall’artista sono immagini divise tra realtà e surrealismo, immerse però in una malinconia profonda, viscerale e inevitabile. Guardare il mondo senza quel velo nostalgico sembra ormai impossibile, filtro imprescindibile, nonostante la decostruzione dei testi, che acquisiscono in questo modo significati spesso inafferrabili.
Interessante non è solo la complessità del mondo sonoro e della poetica di Deian: infatti, i fitti intrecci nascondono comunque una relativa sincerità nel mostrarsi all’ascoltatore, facendo trasparire il proprio essere senza nascondersi dietro le proprie parole.
Figure è un disco di contraddizioni, che nel suo percorso labirintico riesce a cambiare direzione ad ogni snodo senza mai perdersi. Quello che l’artista dimostra è di non essere spaventato dall’eccesso, perché forse è proprio lì che si trova a suo agio. In fondo è all’interno di un quadro astratto che la verità riesce a brillare ancora di più.
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La recensione Figure di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-04-24 15:37:00
COMMENTI (1)
@LucreziaLauteri grazie!