Piccole storie introspettive, dubbi generazionali, romanticismo contemporaneo in un disco pop che suona fresco e al passo coi tempi.
Mare Mosso, Maremoto è il nuovo lavoro di Zeep, cantautore sardo della classe '93 con all'attivo diverse importanti collaborazioni.
Si tratta di una raccolta di sette brani in stile pop con derive urban uniti dal filo rosso dell'introspezione e del romanticismo.
Si parte con un'introduzione autoesplicativa recitata in Mare mosso (intro) e si prosegue con Gli altri, una canzone che è una specie di flusso di coscienza fatta di ricordi, forse rimpianti, forse nuove consapevolezze e un amore finito.
Una chitarra acustica basta per far funzionare Cagliari, cose belle, che poi verrà affiancata da basso, batteria e tastiere molto essenziali, buone per costruire una suggestione, un mood perfettamente a fuoco. La voce si muove fluida e lontana dai limiti della propria estensione perché conta di più il racconto dello sfoggio di tecnica. C'è il piacere della mezza citazione di Cremonini nel ritornello, con armonia e parole leggermente diverse dall'originale. Un occhiolino furbo e accattivante a completare una canzone molto piacevole.
Seconda nuvola a destra è una canzone dall'andamento alla Zero assoluto, quella forma embrionale di ciò che qualche anno dopo sarebbe virato fino a diventare trap. Un testo veloce e teso che culmina nel riff affidato al fischio. Si tratta di tutte sonorità già sentite, di pezzi di diverse canzoni, un puzzle montato con precisione scientifica per essere piacevole all'ascolto. Ci riesce a man bassa.
Strade parte con un pianoforte elettrico rovinato e percussioni elettroniche. Bella la progressione armonica che porta ad un ritornello che si apre e si sorregge su un pad ingombrante ma ben gestito. Una ballata contemporanea semplice, con poche parole semplici e puntuali, ottima per essere imparata in poco tempo.
Sindrome di Peter Pan inizia con drum machine nuda e cruda che lascia il movimento del groove a un bel basso profondo. Si parla di difficoltà di diventare grandi senza portarsi dietro piccoli dolori e acciacchi oltre a grandi errori. Anche qui la struttura è semplice ed il sound ricercatamente essenziale, senza note o suoni fuori posto. Convince e lascia un sapore dolceamaro.
Si chiude con Maremoto, un pianoforte ritmico e una voce asciutta che racconta di due persone messe di fronte al tempo. Si fa l'occhiolino ad armonie che sono tipiche di Vasco, dove anche il "la la la" ha un non so che di familiare al rocker di Zocca. Passa senza lasciare troppe tracce, ma suona bene.
In conclusione Mare Mosso, Maremoto è un disco contemporaneo, nella misura in cui si aggrappa agli stilemi che vanno di moda oggi nella musica destinata ai più giovani e figlia di matrici molto simili tra loro. Si tratta di un disco figlio del suo tempo che (non è necessariamente un male, ma un dato di fatto) non sopravvivrà agli anni, perché c'è un'infinità di canzoni che stanno alla pari in questo segmento e non c'è spazio per tutti nella memoria collettiva. L'ascolto della tracklist risulta molto piacevole e leggero e non richiede che la soglia dell'attenzione rimanga sempre alta, perché gli ottimi arrangiamenti riescono a proiettare l'ascoltatore nel giusto mood, anche senza che si presti particolare attenzione a dei testi che sono fluidi e ben congeniati, ma che non contengono verità assolute o frasi che restino particolarmente in mente. Si tratta di un disco dall'altissimo potenziale radiofonico e l'augurio che proprio la radio sia sensibile a queste canzoni è il tipo di augurio che ci sentiamo di fare.
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La recensione Mare Mosso, Maremoto di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-04-24 16:11:42
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