Un album alternative rock che invita all'emancipazione e a non nascondersi dietro scuse e alibi
Matrioska Social Club potrebbe essere tranquillamente uscito a metà anni ’90, durante il periodo più vivo dell’alternative rock italiano. Potrebbe anche essere stato registrato oltreoceano, visto i numerosi rimandi alle band che hanno segnato la storia del rock, alternativo e non.
Pubblicato e distribuito da (R)esisto, ciò che colpisce di Matrioska Social Club (il primo album dell’omonima band di origini salentine ma pensata e costruita a Bologna) è la sua capacità di alternarsi tra più generi, intrinsecamente legati l’uno all’altro ma pur sempre diversi: l’hard rock di Alibi; il grunge di Scimmie metropolitane, che si apre con un delicato strumming di chitarra pulita leggermente dissonante, per poi sciogliersi in un arpeggio che si sposta sul rock classico, poi ancora in una chitarra distorta puramente garage – un brano tra i Nirvana e i Silverchair; il punk rock di Regina Cadente, vagamente pop, che se nel riff può far pensare ai primi Green Day nel ritornello ci porta direttamente in un pezzo dei Subsonica; la ballad acustica finale, Stupidi eroi, malinconica e disincantata, con echi folk-rock e country. Magistrale l’incursione di Pierpaolo Capovilla in Ext, che tra schitarrate dirompenti interpreta parte di una poesia tratta da "Nuvola in Calzoni" di Vladimir Majakovskij, e ruggisce sulle parole in maniera squisitamente spaventosa, trascinando il pezzo a un livello superiore e confermando il suo talento di raffinato interprete.
Quasi tutti i brani sono un invito a non sentirsi vittime della realtà in cui viviamo, bensì parti attive; a prendere la vita a morsi e non lasciarsi trascinare dall’apatia; a non rimandare i cambiamenti nascondendoci dietro a comodi alibi. È un invito all’emancipazione personale e sociale. Un invito trascinante, rumoroso, che non fa sconti a nessuno; in una parola, rock.
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La recensione Matrioska Social Club di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-05-30 11:07:00
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