Tu, voi. Qualcuno di voi venga a scipparmi l'auto con dentro il cd di Dade dei Linea 77, alias AntiAnti. Senza fare troppi rumori. Poi restituite il funky-rottame color neve e ascoltatevi il disco policromatico. Perché spacca. E di certo uno spigolo calpestato da uno degli innumerevoli ospiti, magari quello più hard (Violetta Beauregarde isterica, schizoide e telegenica, o i Corveleno cazzuti) piuttosto che la session electro-easy-intelligente (Caparezza, Super Elastic Bubble Plastic o il cuginetto Samuel), del Tappeto in quel ambiente impressionerà il vostro volubile palinsesto di suoni. Dato che il concept antitetico crea un felice contrasto per niente wannabe.
Forse è inadattabile solamente a chi striscia nei percorsi sbiaditi e inalterabili. Quindi tristi e noiosi. Questo invece è un disco che tinteggia il dileggiato Pianeta delle scimmie pavide, con la superiorità interiore di un imbianchino alfiere della sua arte. Non è un album ad cazzeggium decifrabile come ripiego creativo aspiramerda. Quello che troverete dentro il carton-pack ipercolorato, sul cruscotto a destra, è produttivo più di Costanzo per la televisione da raccolta differenziata. Sono i colori viventi di un suono parallelo. Imbrattato di piacevoli linee imprevedibili. Quelle del writer a viso coperto che sponsorizza il muretto sotto casa tua di un bombing in one-line. O quelle di un secchio pieno di colori lucenti che sprofonda violentemente su un pavimento.
Preso in prestito da "Il Grande Lebowski" di Joel Coen, "Il tappeto dava un tono all'ambiente" è una citazione che dovrebbe sbatacchiarsi in primis quei culetti inzaccherati di sempre-la-stessa-storia, stessa-tinta o stesso-sound e stessa-figa. Dade (bassista dei Linea 77), a sto giro diventa l'AntiAnti. La cui versione sintattica (l'Anti dell'Anti) ha una serie inesauribile di percezioni antropologiche e socio-musicali. Ma quel cazzo di Intro spiega già tutto. Una semplicissima chitarrina in fingerpicking, interrotta da suoni meccanici, illogici e digitali che poi eiaculeranno un beat noise/d'n'b. Mucho estilo. E' questo che accredita l'azzeramento completo di ogni senso. Niente Anti dell'anti. E' zero. E' di nuovo l'inizio. Puntoeaccapo. E tante altre gocce coloranti. E' intensa la vernice di questo disco che non serve essenzialmente a niente o a nessuno, se non a chi si esalta ancora con un po' di colore. Differente, sensato e anti-anticonformista.
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La recensione Il Tappeto Dava Un Tono All’Ambiente di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-11-02 00:00:00
COMMENTI (10)
E' come la recensione: un inutile fruscìo nel quale non si capisce niente.
si, di solito si ascolta il pack... in base al rumore che fa nel cassetto della spazzatura. Questo disco fa cacare, dai...
io trovo questa recensione "artistica" !!!!!
:)
ma questo tizio usa un generatore casuale di parole astruse? io non ci ho capito un cazzo qualcuno ha ascoltato questo disco e sa dirmi com'e'??
BBluuueèèèehhhhhehhheh
si, vabbé, ma che roba fa?
stupendo!!!!da ascoltare...il pack del cd è favoloso!
questo disco è una magnifica scopata.
una volta mi capitò di vedere i linea 77 in concerto per caso, attendendo l'uscita di ben più sopraffini elementi marlenici, e la mia bassa opinione in merito al suddetto gruppo 77 non cambiò. eppure, una strana luce dorata colpiva e rendeva particolarmente interessante uno dei componenti di questo gruppo (dade). ed ora ecco che esce con questa chicca. da ascoltare, senza dubbio.
amen.
sorry...."capirei" al posto di "capisco"
Scusate, ma a un certo punto...nella misura in cui....cioè...non c'ho capito un cazzo! Se traducessi dall'inglese con "strumenti per le lingue" di google capisco di più.