Voglio viaggiare, ma non ho abbastanza soldi. E allora? E allora ascolto l’ultimo CD dei Crèmisi. Non mi fa certo guadagnare denaro, ma un bel viaggio lo sponsorizza. Voce senza fronzoli, disincatata e calda; racconti semplici tra poesie complicate; arrangiamenti leggeri e ritmati, scanzonati e composti. Sono in un’altra epoca o in una dimensione parallela, tra vestiti eleganti e sgualciti: sull’Orient Express no stress dopo lo stress, ma noir e rock blasè, in low-fi.
C’è sempre un’“Unica via” da cui partire: nevrosi ripetuta, nevrosi prima di partire. Ci si deve convincere che sta per accadere; che deve succedere. "Serve un risveglio violento, serve un risveglio accecante". Si parte per dove vuoi, si parte per “Batang”. Ora. La strada è lunga e non c’è fretta. Ascolta questa storia, che tanto fuori piove "pioggia ticchettante ticket please, favorisca…". Il controllore è Paolo Conte, da giovane, con la giacca di Tom Waits - il biglietto lo guarda appena: si distrae con un colpo di fulmine, che lo innamora, e fugge via, tra rumore di ferraglie a suon di “Jazz” - «Cazzo! Vinicio Capossela ha tirato il freno d’emergenza!». Ma la strada è lunga non siamo arrivati. Bisogna ripartire “Len-ta-men-te” e in silenzio. Musica maestro! C’è tempo, non siamo in ritardo. Fischietto “Lalilai” svogliatamente come si recita un rosario a Maggio, ma non mi annoio. Il motivo è “Semplice”: sono in viaggio, per Batang; e anche se fuori grandina e lo scompartimento che mi offrono i bravi Crèmisi è in seconda classe, mi piace, mi fa stare bene. Che fino a che «la vivo semplice, semplicemente sono io». Ed è già tantissimo.
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La recensione Batang di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-11-07 00:00:00
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