Malgrado una produzione non ottimale, il secondo Ep del quartetto piemontese definisce le intenzioni creative e lascia sperare in ulteriori futuri passi in avanti
Dopo il buon Ep d'esordio di un paio di anni fa, i piemontesi Fog Prisoner tornano in studio per mettere nero su bianco una selezione di nuove composizioni. Ne emerge Carnival of fools, altra prova sulla media distanza e nuovo tassello posizionato sul percorso collettivo con cuore e cervello rivolti alle principali influenze di genere ma – cosa non da poco – senza badare a dinamiche di settore prestabilite, lasciando spazio, così, anche a una importante carica di individualità compositiva con conseguente libertà discorsiva.
Il pronti via di Carnival of fools è riservato a un'introduzione circense anomala e sinistra necessaria per focalizzare al meglio l'attenzione sia sulla questione tematica posta in essere (la reale sostanza esistenziale dietro le apparenze) che su un impianto stilistico rivolto al genere in una purezza espressiva comunque non priva di ramificazioni (tornano in mente, solo per un attimo, i Pink Floyd del finale di The Wall). Ma subito l'incedere si trasforma in un approccio blues malaticcio e sogghignante che confluisce in una diramazione hard sinuosa e dai tratti psichedelici (Big top), per poi sfociare su sponde alternative-grunge di ampio sapore '90 (Wrong family) conservando in corpo anche elementi semi-cantautorali ben saldati su piedistalli pseudo-garage (No more fear).
Influenze tra Placebo e Foo Fighters emergono a gran voce tra riff possenti e ritmiche dispari in buono stato intuitivo a metà via tra influenze originarie e predisposizioni punk a stelle e strisce con riflessività power ballad (Choices), mentre la chiusura delle danze è affidata a una via di uscita indie-alternative rock con ammiccamenti grunge classici ma interessanti spunti personali quanto a circumvallazioni sabbathiane più nelle ispirazioni che nelle strutture reali (From my bed).
Qualche riserva, forse, soltanto su certe scelte di missaggio se non proprio sulla qualità della produzione complessiva, ma poco importa se le idee sono vive assieme a una sana dose di voglia di essere. L'augurio è quello di disporre di budget più corposi per scelte sonore più audaci e, perché no, sperimentali.
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La recensione Carnival of fools di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-07-27 20:30:50
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