Un album d'esordio dall'andamento cinematografico, grezzo, spontaneo e maledettamente sexy
La perfetta colonna sonora di un film poliziottesco ambientato ai giorni nostri che però non è ancora stato scritto. È questa la sintesi di La Testa del Santo, l'eponimo album d'esordio del progetto nato dalla mente di Marco Lattanzi, chitarrista, cantante e autore attivo da oltre 15 anni nell’underground italiano ed inglese.
Un Garibaldi alternativo, eroe di due mondi altrettanto "sotterranei", che dopo il suo continuo peregrinare lungo il canale della Manica, sforna un album influenzato da una pletora di generi musicali davvero variegata.
Il risultato è un disco che si ispira (e non poco) alle atmosfere ad alta tensione rese celebri dai Calibro 35, senza (quasi) mai inciampare nel gradino del manierismo. Un'originalità ottenuta grazie a un sound meno barocco e più orientato verso generi come il rock psichedelico (Sigaretta infinta), il garage (La vecchia barca abbandonata) e l'hard rockamericano ultra-cafone degli anni '70 (Nella Mente dell'Uomo Mulo).
L'apice dell'album, oltre al velato tributo ad American Woman dei The Guess Who, è senza ombra di dubbio le sua traccia di apertura. Freddo Cuore (di Sbarbo), con il suo mood cinematic funk, riesce infatti a catapultarci dentro le sparatorie e gli inseguimenti di film come Banditi a Milano o Il trucido e lo sbirro.
La Testa del Santo è un disco che grazie all'acerba bellezza delle suo otto tracce colpisce sin dal primo ascolto come un cazzotto assestato in pieno volto da Er Monnezza. Perché se La malavita attacca... La Testa del Santo risponde!
---
La recensione La Testa del Santo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-09-13 15:52:00
COMMENTI