Lüzai Uzay 2023 - Elettronica

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Cenni di strutture canoniche disintegrate da corpose sperimentazioni elettroniche e concettuali permettono a Lüzai di dimostare come fare pop senza prestare fede a sterili regole non scritte

Attraverso il suo primo esperimento discografico sulla media distanza, l'eclettica vocalist e compositrice italo-camerunense Lüzai riesce a dimostrare come rivolgersi alla matrice pop proveniente dalle proprie predisposizioni di ascolto non sia, per forza di cose, riferibile a una rispettiva coniugazione compositiva priva di sostanza discorsiva in termini di evoluzione sia sonora che relativa ai metodi di scrittura.

L'approccio artistico al dato sia sonoro che complessivamente concettuale offerto da un notevolissimo lavoro come Uzay è di matrice elettronica ma in continua evoluzione strutturale, sia per quanto riguarda le scelte di impostazione vocale che per ciò che concerne le modalità secondo le quali esse si adattano a una stratificazione sonora in perenne divenire, essendo di per sé un organismo multiforme in eterna e mutevole simbiosi col corpo di appartenenza.

La varietà di forme e contenuti è la fondamentale e imprescindibile base portante di tutta la sostanza sviscerata dai pochi ma complessi e, al contempo, efficacissimi tasselli posti in essere da un lavoro di grande ingegno tanto sonoro quanto testuale, sprigionato primordialmente attraverso aperture elettro-prog che mutano pelle ora in tratteggi sophisti-pop, ora in dilatazioni ambient, ora in spunti neopsichedelici almeno nella portata emozionale in sede ricettiva (Soffio). Esperimenti di creazione animistica e rispettiva traduzione sensoriale, questi, che orbitano comodamente nella stratosfera deflagrante di strutture canoniche sempre più complesse ed esterne a una concezione massificante resa a mala pena percettibile da scelte vocali in linea con forme consuete ma – e questo è il bello – tranquillamente adagiate in dimore trance-glitch tutt'altro che di immediata e semplicistica ricezione (Spazio).

Elementi Radiohead sperimentali fanno capolino a dimostrare compattezza di idee anche in escursioni corposamente lisergiche (Loop), ma lo sguardo lucidamente allucinato di un Aphex Twin è sempre lì dietro l'angolo a invadere la matrice elettro-sophisti-pop, seppur sommessamente, per la cesellatura di una personalissima visione d'insieme che fa di generi e sottogeneri qualcosa in grado di oltrepassare la soglia della mera comunicabilità mercantile (Luna, Fuga).

Chissà, forse è questa l'unica strada realmente percorribile per non restare eternamente prigionieri di un mercato nazionalpopolare che ha reso schiavi della mediocrità anche talenti reali e concreti, relegandone la prestigiosa ugola a dinamiche di compravendita da baraccone televisivo di quart'ordine. Una strada – ça va sans dire – estremamente tortuosa e piena di ostacoli ascrivibili, in primis, a una mai garantita ricettività popolare, oltrepassando la quale è possibile dimostrare come si possa essere in grado di sfornare produzioni moderne senza scadere in inutili sofismi da mercificazione comunicativa di sottofondo.

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La recensione Uzay di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-09-27 15:17:28

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