Un campionario di stili ben pensati ed eseguiti ma un gap comunicativo troppo ampio per poter essere affrontato senza restare spiazzati dai pochi appigli logici offerti all'ascoltatore.
Hodiernus è il nuovo lavoro di Gianalfiero Rogalone, artista campano che spazia dal pop al folk.
Si tratta di una raccolta di otto brani che promettono di trattare di temi sociali, politici e intimi passando dall'umorismo alla profonda riflessione in un caleidoscopio di sfaccettature.
Si parte con Buongiorno, con un testo declamato e una canzone strumentale in stile pop, senza grande innovazione, con un finale di citazioni di Lucio Dalla.
Clientelismo, con batteria shuffle, basso ben definito e pianoforte elettrico si muove su classico giro blues stilizzato. Il pianoforte elettrico è lo strumento primario che, dopo il primo giro, si lancia in un lungo solo. Ancora una canzone che lascia senza molto da aggiungere.
Pannella vota Marley vuole giocare di ironia politica, con una arrangiamento quasi reggae ma ancora una volta non c'è molto da registrare sul versante comunicativo.
La ballata di Confindustria si muove ancora su un tempo reggae, con elementi elettronici più in vista in luogo delle classiche chitarre in levare e del basso piantato sul beat, con particolare attenzione per il terzo movimento della battuta.
Addio cara Italia suona come una ballata italica, con tanto di mandolini e fisarmonica in primo piano. Ancora una volta però, oltre al gancio del titolo, non c'è molto altro di cui discutere.
Bomba per te con una serie di suoni e ritmiche sconnessi è ancora una volta comunicativamente ineffabile.
Comunista orientale con suoni tradizionali dell'oriente è ancora niente più di un appiglio terminologico del testo ma non c'è neppure qui uno sviluppo concettuale della composizione che, come le precedenti, sembra più un esercizio di stile, un campionario di colori, per altro molto standard e plafonati.
Si chiude con Dove correte! un divertissement di strumming di chitarre e voce che per la prima volta canta un testo ed è la canzone più efficace dell'intero disco, una specie di eccezione ad una tracklist che purtroppo concede poco alla comunicabilità.
In conclusione Hodiernus è un lavoro certamente sperimentale che vuole giocare con la musica e promette di trattare temi anche scabrosi, ma poi, al momento di farlo davvero strumenti alla mano, aggiusta immediatamente il tiro limitandosi a tracciare un titolo tematico e poi, musicalmente, nessuno spunto di comunicazione. Sembra un po' come scorrere gli "stili" di una workstation anni 90' e saltare, con un tasto, da un walzer a una foxtrot, passando da un pop per arrivare chissà dove. Stili, profumi, indubbia capacità di contestualizzare suoni e generi musicali, ma nessun appiglio logico o tematico a cui potersi aggrappare.
Come detto, l'unica traccia che si prende la briga di mirare un argomento in particolare e sparare un colpo è anche la traccia più riuscita dell'album, quella di chiusura.
L'ascolto scorre interrogativo, non sa dove andare a parare, oltre all'ascolto di un prodotto musicale ben confezionato. L'orecchio ascolta ma la testa gira a vuoto. Se questo è il risultato cercato, possiamo parlare di un centro perfetto. In caso contrario, qualcosa è andato storto e forse bisogna correggere un po' il tiro.
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La recensione Hodiernus di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-11-02 00:00:00
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