Un terzo disco convincente per la storica band post-stoner pugliese
Il terzo disco degli Anuseye continua ad abbracciare alternative, grunge, stoner e hard rock ‘70s, e lo fa incrociando soprattutto seguendo la rotta di band del terzo millennio con ineguagliata capacità di sintesi tra influenze del genere, come i Queens Of The Stone Age di Josh Homme.
La band pugliese è capace di disegnare atmosfere cupe e avvolgenti, hanno dalla loro alcune soluzioni melodiche indovinate e hanno un sound convincente che accomoda anche le soluzioni di arrangiamento meno ficcanti; una formula che innesca a pieno quando i ritmi iniziano a rallentare, le code degli accordi di chitarra riverberano sul groove e Claudio Colaianni indossa la maschera enigmatica del narratore, guardando a storyteller come il compianto Mark Lanegan più che all’idealtipo del rocker adrenalinico: Medellin è un piano sequenza stoner intarsiato di riff nervosi, Kyoto un mid tempo post-stoner con cambi repentini sulla scia di quelli che abbiamo adorato in dischi come ‘Songs For The Deaf. Sul versante meno elettrico, Bratislava disegna un paesaggio psichedelico morbido, rinfrescato da melodie vivaci, con un esperimento strumentale che ricorda vagamente i pionieri del deserto Yawning Man. Altrove, ogni tanto fa capolino qualche lick o solo più didascalico, ripetuto con insistenza poco funzionale o raccordato in maniera più legnosa; anche nei brani più deboli, comunque, c’è qualche elemento narrativo che sostiene l’ascolto (il drumming di Sagres, la chitarra 100% Homme di Churchofchrist.
Gli Anuseye sono, comunque, un gruppo solido, di grande esperienza e di carattere, hanno delle carte nella loro mano che funzionano più di altre e, arrivati al quarto LP, possono solo provare a giocarle in maniera sempre più ficcante e oculate.
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La recensione Right Place Wrong Time di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-04-18 00:15:00
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