Funk, soul, rap, romanticismo e ironia nell'ottimo esordio del cantautore/polistrumentista
‘Pezze di me’ è un ottimo biglietto da visita per una personalità musicale davvero molto, molto interessante, composita, arguta, moderna e, allo stesso tempo, dal sapore classico: il napoletano Calmo, al secolo Luigi Ferrara, è innanzitutto un cantautore intelligente e sensibile, che non nasconde uno spirito cazzone quanto basta, con una scrittura ben situato tra scuole più canoniche e influenze più vicine agli ibridi contemporanei.
Ascoltandolo viene alla mente gente tipo Daniele Silvestri o l’allievo Fulminacci, ma anche la malinconia dolce di Pino Daniele, in filigrana nel DNA partenopeo di un autore che però sceglie di cantare in italiano (scelta un tempo comoda, oggi in epoca di brand Napoli quasi anticonformista), accanto alla scrittura cantautorap di Dutch Nazari e Dargen e alla sfacciataggine degli Elii. Allo stesso tempo, in questa prima prova sulla lunga distanza emerge la capacità di un polistrumentista che mastica agilmente funk e derivati, nu soul, r n’b, disco-house, jazz hop, sia quando si tratta di scolpire groove e arrangiamenti, sia quando si tratta di vestirli con melodie dinamiche, vivaci e intessute con cura. Con l’accortezza di mettersi in mostra, come fa nei suoi live loop based, ma senza rinunciare a contributi musicali esterni, che danno un tocco in più a produzione e arrangiamenti, arricchendo alcuni momenti chiave del disco (le splendide batterie su Tuorli, forse il brano più creativo del lavoro).
Nei sette brani, Calmo crooneggia delicatamente, gioca con il rap e scherza le con voci alterate, maneggia con disinvoltura groove e melodie mentre cerca di trovare anche una sintesi tra un linguaggio ironico, con immagini e luoghi comuni dissacranti della vita sociale e amorosa (Tuorli, Ciclo : (), e momenti di introspezione sentimentale, ricchi di dettagli teneri e delicati (Ti aspetto giù, Mostro). Ad accompagnare, in effetti, un meccanismo a due velocità, con momenti energici e leggeri, e arrangiamenti più delicati. Ne esce un’identità anfibia ma coerente, a parere nostro più funzionale sul versante salace e pungente che su quello romantico tout court, ma sempre dosata con attenzione e ottimi risultati, sia quando si corre sul funk che quando si rallenta, tra melodie e atmosfere soffuse.
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La recensione Pezze di me di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-06-10 22:13:51
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