Il primo LP dei Latebra è una lacerante gemma post hardcore/metal
Dall’apertura fulminea e lancinante di Strappare fino all’ambient in doppia cassa della lunga chiusura In Naufragio, i momenti di respiro in ‘Strappare alle onde’ sono davvero pochi, e quelli che ci sono arrivano carichi di tensione, elettricità che si accumula prima della scarica. Il primo full lenght dei trentini Latebra, dal nome dell’oscurità più insondabile per i latini, è scossa da una violenza di cui riconosciamo l’albero genealogico ben preciso, con, con radici profonde anche nello stivale: il seme è quello di quel post hardcore in cui la viscerale malinconia screamo si placca di metallo, carpendo blast beat e dinamiche metalcore, con le tinte fosche del black e l’epicità heavy filtrata attraverso il melodic death.
Rispetto a questa formula, grosso modo declinata da band come i seminali Stormo, ‘Strappare alle onde’ non innova particolarmente, ma interpreta con <b<energia, sentimento e urgenza, che poi è tutto quello che conta, e senza omettere qualche tocco personale. I lick melodici di chitarra e i break tra heavy metal e post rock, una batteria tra cambi di tempo repentini e lunghe pause, le urla viscerali che dipingono una natura (marina ma non solo) implacabile e pregna di presagi, immagini, significati, dove si riflettono crisi, cambiamenti, interrogativi e dissidi interiori.
C’è una sorta di afflato esistenzialista-romantico che anima ‘Strappare alle onde’ e trascina in un gorgo fatto di corde amplificate e pelli percosse per tutta la durata delle dieci tracce. Forse si potrebbe lavorare ancora un po’ sulla fluidità di alcuni passaggi e su qualche dettaglio del cantanto, ma la carica emotiva e l’intensità di ‘Strappare alle onde’ non sono in discussione.
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La recensione Strappare alle onde di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-01-29 22:50:27
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