SKILL GEAR La Corte dei Miracoli 2024 - Rap, Metal, Crossover

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Un felice incontro tra rap italiano e metal moderno nel ritorno del duo romano

Del progetto rap metal romano Skill Gear si era parlato (e positivamente) su queste pagine ormai più di un lustro fa; nel frattempo, tra vicende globali e personali, tipo il passaggio del polistrumentista Milo Silvestro nientemeno che tra le file dei seminali Fear Factory, è necessariamente passata tanta acqua sotto i ponti.

Il duo si ripresenta oggi con qualche anno di vissuto in più sul groppone, e le sue caratteristiche pressoché inalterate, e innanzitutto la fedeltà ad un verbo crossover e nu metal che, nel frattempo, ha anche conosciuto un parziale ritorno nell’andare ciclico delle stagioni musicali. Quello di Ronin e Silvestro non fa tanto capo al funk rinnegato e distorto dei Ratm, se non nello spirito, né alla formula degli altri gruppi-bandiera del genere. ‘La corte dei miracoli’ declina, invece, un’interessante (e più personale) coniugazione di metal moderno e rap di pedigree italiano, non solo per scelta linguistica ma per tutto quello che comporta in termini di metriche, organizzazione e consegna del testo in generale, con dei picchi di flow) assolutamente inusuali per il genere (Tesla).

Insomma, poco del classico cantato/rappato nu metal USA, poco in realtà anche del rap hardcore alla Linea 77, molto della scuola classica dell’hip hop italiano anni ‘90/2000. Difficile trovare qualcosa di particolarmente illuminante o innovativo nelle barre di queste 11 tracce, ma gli strali contro il conformismo, controllo sociale e ipocrisia arrivano comunque dritte, soprattutto quando si appoggiano a qualche metafora classica, sempre efficace (La corte dei miracoli, Katana), e quando sotto la musica pesta più dura, raggiungendo a volte un pericoloso punto di incontro tra Slipknot o epigoni e chorus che potrebbero anche uscire dai Club Dogo (Tesla, Y€nom).

La formula funziona a perfezione anche quando a pendere più dalla parte dell’hip hop sono le strumentali, avvicinandosi alla struttura di un beat senza mai perdere la centralità del riffing pesante (Il re è nudo); meno interessanti, invece, i momenti emotional, più deboli ai rischi di retorica e stucchevolezza (Origami, Neverland), ma ben curati e funzionali, anzi centrali nel discorso narrativo del disco. Soprattutto, prova di una grande scioltezza nel guardare alla materia crossover da più prospettive.

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La recensione La Corte dei Miracoli di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-07-28 23:07:35

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