Stoned Turtle Blackout 2024 - Grunge, Alternativo

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Il disco d'esordio degli Stoned Turtle è un insieme di brani a metà tra il grunge e l'alternative rock, che arrivano a sfiorare l'heavy metal, e trasudano voglia di fare musica e di suonare dal vivo

Blackout è il primo album in studio, autoprodotto, della rock band genovese Stoned Turtle. La storia del gruppo nasce qualche anno fa, quando Fabrizio (il batterista), Nicolò (il bassista) e Alessio (il chitarrista), in seguito allo scioglimento delle loro precedenti band metal e grunge, decisero di unirsi e dare vita a un progetto comune. Inizialmente, il trio aveva in mente un sound noise rock, che richiamasse i Sonic Youth. In seguito, con l’entrata di Alessandro, il cantante, e Stefano, il secondo chitarrista, la band ha consolidato la formazione a cinque, virando su sonorità a metà tra il crossover, l’alternative rock e il grunge – che poi, sono le sonorità alla base di Blackout.

Come è spesso il caso, quando si tratta di band a cinque che si auto-producono, Blackout è un disco estremamente suonato. Ben più dei testi o della produzione, l’identità dell'album si forma grazie alle scelte di composizione e alle parti strumentali. Nitidi sono i rimandi a gruppi come gli Alice in Chains, i Soundgarden, gli Audioslave; i brani presentano strutture classiche, strofa-ritornello-strofa-ritornello-assolo di chitarra-ritornello. A seconda dei temi trattati, e soprattutto quando il dibattito si accende, l’album arriva a sfiorare l’heavy metal e il noise rock, anche se in modo sporadico – il tessuto grunge rimane infatti quello più battuto.

La title track, Blackout, che fu anche il primo singolo rilasciato, è un buon manifesto programmatico del disco, con un’armonia nel pre-ritornello che ricorda Because the night nella versione di Bruce Springsteen. Tra i brani più riusciti dell'album, ci sono What you are waiting for, dove le chitarre elettriche ricordano quelle dei The Darkness in brani come Growing on me, e c'è sicuramente Crazy for you, brano con un preludio che rimanda a Civil war dei Guns’n’Roses, e con un assolo di chitarra posizionato nel momento perfetto per scongiurare qualsiasi monotonia compositiva.

Per quanto, come anticipato sopra, sia la parte strumentale ad essere protagonista, in alcuni pezzi del disco si trovano spunti testuali e tematici interessanti. È il caso, ad esempio, di Isolation, una classica rock ballad che ricarica e spara nel secondo ritornello, che affronta la solitudine percepita durante la pandemia. “Isolated and frustrated undone and far away / fear and joy feels the same” – una frase in cui in molti, certamente, sapranno ritrovarsi. O ancora, è il caso di Killing for the master, brano hard rock che tratta dell’inumanità della guerra e delle speranze di chi prova a scappare, e che nella rabbia porta alla mente certi pezzi dei System a Down. 

Blackout non è un album innovativo, né un album particolarmente ricco di spunti – ma l’intenzione degli Stoned Turtle non era certamente questa. È, invece, un disco che trasuda voglia di fare musica e di suonare dal vivo il più possibile. E noi non possiamo che augurare alla band di continuare a farlo.

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La recensione Blackout di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-07-28 18:47:00

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