Un magnifico EP d'esordio, che abbatte le barriere musicali, aprendosi a influenze lontane nel tempo e nello spazio
Cancellare l'immaginario confine che si interpone tra generi musicali e parola recitata, attraverso una manciata di brani che fondono la potenza lisergica dell'EDM e quella evocativa della parola recitata. È questo il centro di gravità attorno al quale ruota Limes Limen di Kyoto, al secolo Roberta Russo.
L'EP d'esordio della cantautrice, batterista, producer e performer nata sull'asse Monza-Bari si compone di cinque tracce che, una volta messe insieme, creano un magnifico puzzle che cerca di definire il concetto di limite in tutte le sue sfaccettature. Una ricerca tanto semantica quanto sonora, sottolineata già nel titolo del disco: Limes (in latino "limite", "soglia invalicabile") Limen (anche in questo caso sinonimo di "limite" inteso tuttavia nella sua accezione di "inizio").
Una dicotomia capace di rappresentare l'essenza più profonda di un termine antico, al cui interno riescono a convivere due significati opposti. E con questo suo EP d'esordio Kyoto "si apre alla chiusura" affrontando tematiche complesse e di straordinaria profondità.
Dalla difficile convivenza della nostra anima in un corpo fragile e mortale (Sangue) all'alienante routine che siamo costretti a vivere ogni giorno (Inferno) passando per l'innato istinto dell'uomo di sopraffare i propri simili, che spesso lo porta ad alzare muri e tracciare confini immaginari assoggettati alle logiche di potere (Frontiera).
Siamo fermi in un quadrato di convenzioni
Siamo servi di una routine a cui ti affezioni
Vogliamo scavalcare il muro a cavalcioni
Ma poi guardiamo giù, e la paura vien fuori
Canta Kyoto in Inferno, la seconda traccia di Limes Limen. Nonostante i tanti e desolanti scenari ritratti, il messaggio che la cantante barese vuole veicolare con questo suo primo EP si fonda su una singola e straordinaria parola: speranza. Un termine che racchiude al suo interno l'inestinguibile fiducia che molti di noi ripongono nella volontà umana di incontrare, comunicare e dialogare con i propri simili, cancellando quelle linee di demarcazione all'interno delle quali abbiamo deciso di chiuderci sempre di più nel corso dei secoli.
Un concetto riflesso da Kyoto nell'incredibile quantità di atmosfere presenti nel suo mini-disco d'esordio. Le cinque tracce di Limes Limen sono infatti una ricchissima e fluida miscela sonora, capace di fondere un'elettronica moderna e cinematografica con antiche tradizioni musicali, grazie all'uso esteso di sintetizzatori, vocoder, drum pad ma anche di strumenti provenienti dalla Puglia (tamburi a cornice) o da angoli remoti del mondo (come il santur iraniano).
Questo vero e proprio melting-pot è la pietra d'angolo su cui si poggia un ipnotico e lisergico pattern ritmico e armonico. Un tappeto sonoro ideale per il talento espressivo di Kyoto che, grazie all'aiuto del producer Toto Ronzulli (Truemantic), modula la propria voce come un vero e proprio strumento musicale, passando con estrema facilità attraverso la spoken-word, il beatbox e il canto armonizzato.
Limes Limen è un album profondo, complesso e anti-mainstream fino al midollo, frutto di un lavoro di ricerca e sperimentazione durato ben tre anni, dal quale è scaturito un EP di incredibile bellezza che merita ben più di un ascolto per essere apprezzato in tutte le sue molteplici sfaccettature.
Una piccola perla sonora, con la quale Kyoto oltre a mostrarci il suo indubbio talento, sottolinea ancora una volta come, per abbattere i nostri limiti musicali (e non solo) bisogna aprirsi al mondo, creando dentro noi stessi un terreno permeabile a influenze lontane dal piccolo orticello che ci siamo costruiti durante il nostro percorso di vita.
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La recensione Limes Limen di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-03-29 17:35:26
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