Grazie ad una ristampa ad opera della Slitte Records dagli affascinanti "archivi" della dark wave italiana riemerge "Body Section": splendida compilation inizialmente pubblicata nel 1983 dall'etichetta pavese Elettrica Eye (di Claudio Sorge) in collaborazione con Rockerilla.
E stiamo parlando di un'opera storica: un autentico manifesto composto da dieci splendidi episodi pregni di atmosfere algide e taglienti e firmati dai più ispirati alfieri della dark wave anni ottanta.
Ritroviamo, infatti, gruppi memorabili quali sono i Frigidaire Tango, da poco redivivi (da poco tornati in pista dopo venti anni di silenzio) e qui autori delle trame ipnotiche e cadenzate di "Vanity Fair", i Die Form e i Rinf protagonisti di una lancinante "Danke Mamy" intensamente ispirata alla free wave berlinese; o band che hanno lasciato tracce meno lungimiranti ma altrettanto degne di nota come i Vox Rei (presenti con quel cupo ed algido gioiello che è "Fear"), i Modo, i Monumenis, i Jeunesse d'ivoire e i Kirlian Camera attori delle trame pungenti e solenni di "Dreamtime Comes". E troviamo anche i primissimi Diaframma protagonisti di una "Specchi d'acqua" (ripresa dal primo vero capolavoro della band fiorentina: quel "Altrove" che grazie ad un riuscito concerto a Gronningen ebbe un discreto successo anche in Benelux) interpretata da un Nicola Vanini in pieno "raptus gotico".
…e i Litfiba con una straordinaria versione, altrimenti inedita (quella proposta nel 1986 nell'EP omonimo è stravolta in chiave new wave), di "Transea". Un brano inebriato di cupi lenti ed ipnotici che, all'epoca, era stato intensamente criticato perché tacciato, a causa del suo ritornello ("…raggio debole puoi entrare dentro di me"), di inneggiare all'uso delle droghe pesanti, quando invece si trattava di una canzone dedicata ad una ragazza (e che Pelù, nel libro della Arcana editrice "Litfiba, tutti i testi", descrive così: "Il caso di Transea fu pazzesco; Gianni Marroccolo venne in cantina a dirci che si era messo con una tipa che voleva le scrivesse una canzone; gli chiedemmo in che cazzo di storia si fosse cacciato, ma lui fu irremovibile. Allora scrissi il testo, ma fu una cosa assurda perché io non la conoscevo nemmeno e non sapevo cosa dire. Insomma, venne fuori la storia di uno che non ci vede e che cerca di sentire la luce catturandone il calore; una storia triste").
Tutto ciò, a far intendere il valore documentale di questo disco: un album che necessita soltanto di un leggero soffio per essere ripulito dalla polvere e risplendere in tutta la sua cristallina bellezza. E c'è, ora, da sperare che questo sia soltanto un antipasto e che a breve si possa assaporare gli intensi sapori di altre storiche compilation antologiche degli anni ottanta ("Catalogne Issue", "Rockgarage", "Anno zero", per dirne alcune…).
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La recensione Body Section di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-05-18 00:00:00
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