Libertà, espressiva e personale, di sperimentare continuamente nuove sonorità e esperienze
L’intro della prima traccia può sembrare un pezzo di Charlotte de Witte, nel mezzo dell’esplosione della serata in un club underground o di una Boiler Room, con la sua voce che entra in stile Franchino, però sussurrata all’orecchio. Le sue radici rimangono quindi ben visibili, emergendo costantemente nell’arco di tutto l’album. Gira che ti gira fa ondeggiare, sbandare a destra e sinistra in un equilibrio precario, senza mai cadere, fino ad arrivare nella città immaginaria di Talponia.
È un posto strano, lì non esiste il giudizio, si potrà anche perdere il controllo ma si scopre che il corpo è un parco giochi. Tra un’attrazione e l’altra, in questo gigantesco luna park che è l’Europa (citazione del brano Cazzate, L’Ultima Festa, 2016, ndr), compaiono anche le voci bianche, per la prima volta utilizzate dall’artista di Ivrea. Sono loro a dirti di non abbassare la guardia, di stare attento, in un loop usato nel pezzo dal titolo E se. Questo però non può fermare la voglia di ballare e, al tempo stesso, di confidarsi nella totale espressione dell’interiorità.
Troppo forte la conosciamo, è stato il primo singolo a passare per radio ed è un encomio all’esagerazione. C’è molto del lato emotivo dell’artista nei brani di questo lavoro. L’abbraccio eTutto un casino ne sono l’esempio più lampante, con velocità altalenanti proprio come i sentimenti che vengono descritti. L’espressione più ibrida del compromesso tra clubbing e cantautorato lo si trova nei brani ho un’idea e momenti. Sono canzoni che chiedono più di un ascolto e necessitano di contesti adatti per la loro esecuzione.
Il singolo che dà il nome all’album è il più radiofonico, nonostante non perda la sua originalità e il suo stile, con l’utilizzo della cassa dritta che ricorda a tratti le hit sanremesi di Dargen D’Amico. Con il messaggio Cosmo decide di accompagnarci all’uscita lasciando ampio spazio ai suoi pensieri, facendosi portavoce di esperienze che vuole condividere, dando del tu all’ascoltatore con l’impressione che lui sia proprio lì, a pochi passi.
Non ci sono collaborazioni e per quanto marginale possa sembrare, rappresenta quasi un unicum nel panorama della musica italiana. Cosmo in questo album dimostra di avere ancora molto da dire sulla sua idea di società e su sé stesso. Sulle ali del cavallo bianco è la raccolta più intima delle sue emozioni e ci mostra il suo lato più umano, rendendo l’ascoltare partecipe attivo a quella che rimane la celebrazione di uno straordinario progetto che non vuole smettere di stupire.
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La recensione Sulle ali del cavallo bianco di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-03-15 10:00:00
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