Una lenta macchia d’olio di rarefatta eleganza che si allarga vischiosa e persistente. Undici brani che scorrono, nascono silenziosamente e si riempiono di schegge melodiche capaci di vivere ciascuna di vita propria pur fondendosi alla perfezione in raffinati arrangiamenti, frutto di un gusto e di una capacità di scrittura degna di estesa considerazione. I Blessed Child Opera allineano canzoni definite, che non cedono nelle liriche e sul cantato, raccontano ballate folk arpeggiate e ondeggianti, atmosfere tenui e contaminate dall’elettronica che scoppiano in dissonanze per poi placarsi ancora, trame complesse e inquiete che aggravano e assembrano gli strumenti e ancora orchestrazioni brutalmente sentimentali e inaspettati ritornelli da memorizzare con facilità. E’ quasi scontato che di fronte a un prodotto presentato in maniera così inappuntabile e senza sbavature si senta il richiamo di uno stile che musicalmente non ci appartiene se non per manierismo. Ma questa formazione può essere meritatamente associata a realtà come Black Heart Procession, Radiohead, Red House Painters, a livello comparativo e non derivativo. Quando la musica raccoglie in sé suggestioni, maestria, partiture impeccabili e soprattutto un’intensità dell’atto espressivo costante e personale, la matrice si nasconde così come era comparsa. Come quando sul viso di chi ci innamora si scorge lo sguardo della madre. Se lo stato d’animo di quell’incontro potesse suonare suonerebbe così.
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La recensione Happy Ark di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-04-17 00:00:00
COMMENTI (3)
"Come quando sul viso di chi ci innamora si scorge lo sguardo della madre".
ci sono passato un paio di volte almeno...
a me piacciono parecchio.
carina anche la recensione poetica stile "rockerilla" dei tempi che furono. :)
un pò palloso, ma tutto sommato carino.