Cabruja reinventa il capolavoro cantato nel '51 da Nilla Pizzi, in una nuova (e doppia) versione oscura e passionale
Cabruja è garanzia di grande intensità, di pathos preso per i capelli e scagliato sul tavolo senza badare alle modalità, Cabruja è sinonimo di atmosfere studiate e messe in pratica come nella miglior tradizione cinematografica melò. Leggere il nome di Eduardo Losada Cabruja significa oramai che qualcosa si prenderà gioco delle nostre emozioni.
In questo caso l'operazione è ancora più interessante, perché il cantautore venezuelano, col suo nuovo doppio singolo uscito lo scorso aprile per Over Studio Records, si cimenta in una personalissima versione di Grazie dei fiori di Nilla Pizzi, cantata prima in spagnolo - col titolo Gracias Y Adiòs -, e poi in italiano. Col cambio di lingua si trasforma tutto, l'atmosfera, il dramma infuso ad un pezzo che nel 1951, con la sua levità trasognata, cambiava la storia della canzone italiana, vincendo il primo Festival di Sanremo.
La voce di Cabruja si inserisce in un arrangiamento ricco, accompagnato da un ritmo cadenzato, che porta il capolavoro di Panzeri, Testoni e Seracini su lidi oscuri. Viene a crearsi un connubio interessante, una sorta di new wave iper melodica, un ponte lirico tra due lingue cantabilissime ma dai suoni - e dagli stereotipi - diversissimi.
Senza mettere la storia della musica in una teca a prendere polvere, Cabruja ha dato una dimostrazione di coraggio, di personalità, di grande cuore artistico.
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La recensione Gracias y adiós di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-06-03 10:52:00
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