Il magnifico e attesissimo ritorno di un cantautore in equilibrio tra le due sponde dell'Oceano Atlantico
Se c’è una cosa più difficile dell’essere giovani oggi è l’esserlo appena stati. Perché, in fin dei conti, i 30 anni sono l'età in cui ci si affaccia alle prime, vere rotture di coglioni della vita: dalla ricerca di una stabilità lavorativa che tarda ad arrivare, alla matura complessità dei rapporti di amicizia e di coppia, passando per lutti, affitti e mutui troppo costosi per le proprie tasche e sogni che sfumano. Sono queste le situazioni sulle quali si poggia A NESSUNO PIACE LAVORARE, il nuovo album di Novamerica.
A ben otto anni di distanza dal suo eponimo disco d'esordio, il cantautore veneto (al secolo Carlo Cerclin Re) ritorna con otto tracce - questa volta cantate in italiano - che esplorano in lungo e in largo la realtà di un'intera generazione, divisa tra la nausea per la comoda (ma monotona) routine di provincia e la paura di andarsene dal paesello per andare incontro alla caotica frenesia (ricca però di opportunità) presente nelle grandi città.
Dalla facilità con cui l'umanità riesce a guastare tutto ciò che la circonda (Dio è diverso da lei) alla piatta vita delle periferie (C'è il sole), passando per le difficoltà di trovare il proprio posto nel mondo (E se poi) e l'importanza di pensare con la propria testa, andando incontro a cliché e convenzioni sociali (A due che come noi), Novamerica ci racconta in maniera schietta e senza alcun tipo di compromesso la quotidianità che siamo costretti a vivere ogni giorno.
Una sincerità lirica, che strizza l'occhio al cantautorato italiano, tra il verismo di Antonello Venditti e la malinconia di Brunori Sas e che, senza alcun tipo di reverenza, viene contaminata da sonorità vicine all'indie rock anglosassone di Arcade Fire e Coldplay.
Un equilibrismo compiuto su una fune tesa tra le due sponde dell'Atlantico che raggiunge il proprio Zenith in Una canzone per l'estate, la terza traccia del disco, nella quale Novamerica, prendendosi beffa del raggaeton e del pop annacquato che spunta fuori nei mesi più caldi dell'anno come il salmone a Natale, confeziona un anti-tormentone estivo maledettamente catchy, fatto di chitarre funkeggianti e malandrini giri di pianoforte. In poche parole, la nemesi di Tommaso Paradiso.
A NESSUNO PIACE LAVORARE rappresenta l'attesissimo ritorno di un artista che, poggiandosi sulle spalle di giganti della musica italiana come Battisti e Dalla, riesce a creare canzoni stupende e dal respiro internazionale come Dio è diverso da lei e A due che come noi. Pezzi in grado di dimostrare come il cantautorato italiano, se scritto e suonato nel modo giusto, abbia ancora molto da dire grazie all'impegno e al talento di artisti come Novamerica.
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La recensione A NESSUNO PIACE LAVORARE di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-05-17 11:57:40
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