"Dopo tutto questo tempo" apre le porte ai racconti didascalici e poetici de La Municipàl, e ascoltarlo è un esercizio meditativo terapeutico
Dopo tutto questo tempo, quinto album in studio de La Municipàl, arriva a tre anni di distanza da Per resistere al tuo fianco. Come nel disco precedente, il protagonista è Carmine Tundo. La sorella Isabella, l’altra metà del gruppo, già nel 2019 aveva smesso di suonare live, continuando tuttavia a registrare le voci e i cori. La Municipàl però non ha smesso di essere un duo, tutt’altro. Le forme con cui Isabella compare nei brani dell’album sono molteplici, a volte esplicite, altre forse immaginate – ma sempre tangibili.
Il disco, che raccoglie cinque singoli pubblicati a partire dallo scorso agosto, altrettanti inediti e un paio di intermezzi, è una perfetta concentrazione della poetica de La Municipàl. Ricchissimi di parole, i testi di Carmine Tundo sono didascalici, raccontano situazioni specifiche, dal tabaccaio che "non ha il resto e dà in cambio il miliardario" alla "mancata ricostruzione dopo il sisma dell’Aquila e delle Marche". L'apparente immediatezza di certe immagini, tuttavia, cela spesso un retrogusto amaro, un significato più profondo e ruvido. L’ironia è sempre presente come meccanismo di difesa dall’assoluta malinconia, con il ricorso alle iperboli e ai paradossi ad accentuarne la portata. Ed è proprio unendo queste due sfaccettature, che emerge nitida la cifra stilistica de La Municipàl: anche quando le canzoni si impennano su rettilinei drammatici, anche nei verbosi bridge martellanti, arriva sempre l'assurdo narrativo a far scappare un sorriso, e a ricordare che il cantare (e l'ascoltare) certe cose è di per sé una catarsi.
Dal punto di vista del sound, il disco è piuttosto vario: c'è l'elettronica, ci sono le ballate classiche alla chitarra acustica, ci sono i suoni anni '80 in brani come Le hit estive, e perfino un intermezzo alla tastiera, Les yeux de.
Quello che invoglia ad ascoltare il disco, al di là delle riflessioni generali sugli stili compositivi, è come suonano certe canzoni. Ne Il sesso tra ex, Carmine Tundo assume il punto di vista di una ragazza, mentre racconta ironico e sconsolato un momento di debolezza che termina con l'andare a letto con il proprio ex, tra ricordi e sensi di colpa. In Odio cantare, invece, scaglia un'invettiva contro certi meccanismi discografici, concludendo con amarezza che ora "anche Isa ha smesso di cantare". Lo spleen e la decadenza sono centrali nelle chitarre acustiche di Cemento e nelle domande senza risposta di Interrotti, mentre Volevo solo parlarti racconta con l’elettronica che quando si conosce qualcuno e immediatamente si vuole sapere cosa ne pensa su tutti gli argomenti del mondo, ecco, probabilmente saranno guai.
Nel mare delle uscite musicali, fermarsi ad ascoltare La Municipàl è un esercizio meditativo terapeutico. Per imparare, da chi è maestro, a dare un nome a tutte le cose della vita, quelle belle, ma anche quelle che quasi ci si vergogna a raccontarle. Con la speranza che tra i tanti side project di Carmine Tundo, ci sia sempre un po’ di spazio per La Municipàl.
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La recensione Dopo tutto questo tempo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-06-06 11:35:00
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