“Legno” è un album acustico, 8 ballate country blues strumentali suonate da un’unica chitarra. E’ stato registrato a casa dello stesso Sommacal da Bruno Germano dei Settlefish, le riprese sono state curate in modo maniacale: ogni pezzo è stato registrato in un unica session non ammettendo alcun tipo di sovraincisione, tutto è stato provato e riprovato moltissime volte e si dice che per ogni brano ci siano voluti più di 200 takes. Per questo bisogna considerare “Legno” come la cosa più lontana dai tanti e soliti progettini casalinghi a bassa fedeltà, e se i primi ascolti rimandano – un po’- al blues delle origini, alla fine si capisce che c’entra poco con quel periodo e quel tipo di suono grezzo. “Legno” è tutt’altro che “vecchio” e per niente “semplice”. E’ parente stretto – se non strettissimo – con i gruppi nei quali Sommacal ha suonato in passato – in particolare Massimo Volume e Ulan Bator - ha a che fare con l’avant rock e la musica sperimentale nelle sue derivazioni più math.
E’ un susseguirsi di arpeggi calcolati al millimetro, un continuo tendere e rilasciare la tensione in un disegno intricato di giri armonici. C’è il blues e il folk, ma sono pochi i pezzi che rimangono lineari. Spesso la chitarra introduce piccole variazioni o, al contrario, ripete i giri in modo ossessivo, oppure cambia improvvisamente per ritornare dopo in modo speculare sul riff iniziale. E’ ipnotica, geometrica e perfetta.
“Legno” è un disco “cattivo” e pesante ma coinvolge in maniera forte, perchè nonostante la forma matematica e il suo aspetto così freddo riesce ad essere emotivo. Riesce a descrivere una giornata di sole, un mattino turbolento, un incedere annoiato di una persona triste, come se fosse in grado di assorbire la quotidianità e trasmetterla a chi ascolta, come se rappresentasse un preciso spaccato di vita – probabile che sia realmente un pezzo della vita di Egle Sommacal. E’ disco duro ma umano. Dolce. Basta capirlo, dopo lo si ama senza problemi.
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La recensione Legno di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-03-12 00:00:00
COMMENTI (10)
molto bello!
ho ascoltato il cd e egle è un grande chitarrista. umile e discreto. invece c'è sempre gente a cui piace far prendere aria alla bocca. ok c'è stato leonardo da vinci. e allora? non si può più dipingere?
ma va va. dire che un cd è inutile denota un'arroganza che fa spavento. ma chissenefrega poi di sto presuntutoso.
in bocca al lupo egle
ma a cosa ti servono le orecchie?? a infilarti cazzi di cotone???? studia musica e poi commenta. gran bel disco egle :)
visto suonare ieri, abbastanza suggestivo nonostante la gente parlasse (i concerti dovrebbero farli per un solo spettatore alla volta). Però "Asso" ha qualche numero in più
secondo me non è rimasto un bel niente
Il discorso non era, sentite questo quanto è bravo, se noti non ho speso una parola sulle capacita tecniche, esecutive, cazzi e mazzi. Non ho tirato in ballo la questione fingerpicking, ma come il disco rappresenti bene la parte umana di una persona,
math rock, ovvio che una chitarra acustica poco ci azecca, è in senso lato, pensa a gruppi come cheval di frise, che sono acustici ma hanno tutti gli stop 'n' go che servono, o pensa ai Papa M, ovvio che sono folk ma lo capisci che dietro c'è uno come Pajo. Quindi se pensi ha cosa a fatto sommacal nei suoi gruppi vecchi e provi a capire che cosa è rimasto di questi in questo disco, secondo me di cose in comune ne trovi.
yaaaaaaaawn.
senza andare sui mostri sacri del genere tipo john fahey o robbie basho o centomila altri chitarristi che nessuno si ricorda più, scaricate a caso: fingerpicking, blue grass, acoustic blues, folk guitar, open tuning, ragtime e persino new age, roba di cui sicuramente non sapete nulla, se rimanete a bocca aperta di fronte a questo banalissimo saggio di tecnica da maestro di chitarra.
vi renderete conto che è il disco di uno che insegna chitarra fingerpicking come ne escono migliaia ogni anno e in ogni città del mondo dove c'è uno che insegna chitarra e deve far vedere agli allievi che è bravo. e sommacal non è neanche uno di quelli veramente bravi e soprattutto non c'entra nulla con il rock math e sperimentale, nè le composizioni hanno alcun pregio particolare tranne quelle di essere suonate dignitosamente.
comunque scaricate "The clap" degli Yes (il chitarrista è Steve Howe) oppure "Embrionic Journey" dei Jefferson Airplane (Jorma Kaukonen) tanto per ascoltare due cose sulle quali si sono esercitati milioni di chitarristi negli ultimi trent'anni. e che magari sono state incise al primo colpo ("the clap" è dal vivo). comunque sta roba non era sperimentale neanche nel 1920. soldi buttati.
la recensione è bellissima,
ma il disco dove lo trovo?
E' un disco incredibile!