Un disco a metà strada tra rock e synthwave, che trasuda anni '80 da ogni sua nota
Blinded In Chains è il titolo del primo album di Harbiter, moniker dietro cui si cela il nome di Samuele Salvel, artista originario di Venezia e attivo da anni nella scena metal indipendente italiana con gli Schyther, band nella quale ha militato come bassista.
L'esordio dell'artista veneto si compone di sette tracce che riverberano il suo retroterra musicale, profondamente piantato nel rock, nei territori digitali della musica elettronica. Il risultato è un suono ibrido, fatto di minacciosi riff di chitarra saturi di distorsione e crepuscolari bordoni di synth, perfettamente in bilico tra il mood decadente della darkwave e dell'industrial metal e l'elettronica digitale della EBM. Un mix definito dallo stesso Harbiter come "dark electro rock".
Particolarmente convincente è la seconda traccia del disco, Remeber Who You Are, che grazie al suo armonico accostamento tra le sonorità "analogiche" del rock e quelle elettroniche della synthwave anni '80, sembra una canzone uscita dalla colonna sonora di un tipico videogioco picchiaduro come Street Fighter o Double Dragon.
Nonostante in qualche traccia (Chain Reaction) il cantato di Salvel palesi la sua italianità, a causa di una pronuncia inglese un po' troppo "maccaronica" (l'effetto Sandy Marton, si sa, è sempre dietro l'angolo), Blinded in Chains rimane un disco tutto sommato ben fatto, grazie al suo riuscito mix tra metal ed EBM valorizzato da una produzione musicale davvero curata.
Un album originale, freaky and cool, capace di rappresentare una mosca bianca all'interno dell'odierna musicale del nostro Paese. Se a tutto questo si dovesse unire una futura ed eventuale "sciacquata di panni" nel Tamigi il risultato potrebbe essere ancora più entusiasmante. Attendiamo con fiducia.
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La recensione Blinded In Chains di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-07-31 12:33:00
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