LASERSIGHTIceberg2024 - Rap, Pop

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LASERLIGHT riflette su quanto sia difficile fidarsi davvero di qualcuno, e lo fa cercando un incontro tra il rap delle strofe e una lunga strumentale elettronica

L’ultimo singolo rilasciato da Valerio Maracci, rapper e cantautore romano, in arte LASERLIGHT, vive su un hook che riprende una metafora decisamente trita nella letteratura, la punta dell’iceberg. Interessante, però, è la sfumatura di senso che l'artista gli dona nel brano. La massa di ghiaccio nascosta sotto la superficie, in questo pezzo, rappresenta le barriere delle insicurezze che impediscono di fidarsi davvero di qualcuno e di lasciarsi andare. È una massa resistente, difficile da abbattere, che però in qualche modo deve essere affrontata: la fiducia negli altri è una condizione necessaria per la felicità.

Iceberg, il brano, possiede due anime, che si susseguono nei tre minuti e mezzo di durata. Da un lato il primo minuto e mezzo, con due strofe rappate, un pre-ritornello in crescendo e un inciso dove esplode l’autotune. Dall’altro, la seconda metà, con un bridge melodico e una strumentale elettronica che sfocia in un outro analogico al pianoforte. I due tasselli sono uniti concettualmente dal tema della fiducia verso gli altri (fidarsi di tutti equivale a non fidarsi di nessuno?), musicalmente dall'hook fidati di me, è la punta dell'iceberg che si ripete a intervalli regolari.

La divisione in due parti della traccia è abbastanza evidente anche dal punto di vista del risultato. La strofa rappata, per quanto sia una forma appropriata a veicolare il messaggio concitato e introspettivo del pezzo, presenta qualche inciampo nel testo, a tratti poco originale o troppo reticente, e nella metrica, con incastri troppo forzati, soprattutto all’inizio della seconda strofa. 

Dal bridge in avanti, tuttavia, il pezzo cambia marcia, e ammanta chi ascolta in un’atmosfera immersiva credibile e originale. Lo special melodico è ben composto e ben prodotto, con l’autotune utilizzato a tutti gli effetti come uno strumento musicale, che ben si amalgama con i sintetizzatori. La strumentale dopo l’ultimo inciso, con un rumore che ricorda le sirene, che sfocia poi a sorpresa nel pianoforte, dona quiete e risolve le contraddizioni del pezzo, ché al termine dei tre minuti e mezzo risulta compiuto (e non è una caratteristica che hanno tutte le canzoni).

Per il futuro, LASERLIGHT può partire dalla consapevolezza del proprio potenziale nella composizione melodica e nella produzione. C’è un po’ di lavoro da compiere sulle liriche e sulle metriche del rap, ma l’elettronica e i synth sono dei validi sostituti per esternare disagio e complicazioni interiori: l’outro di Iceberg lo dimostra chiaramente.

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La recensione Iceberg di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-01-18 12:14:00

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