Nel regno dell'amore del profondo Veneto i Delicatoni hanno aperto un cantiere sonoro splendido per dar vita al loro secondo disco: Delicatronic è una danza magica, un treno lanciato in picchiata sui nostri timpani, tra nu-jazz ed elettronica
La chiusura di questo strano 2024 musicale la affidiamo a loro, i paladini della cosiddetta "scena vez", Delicatoni di nome, ma ormai non molto di fatto. Tempo fa sono entrati in residenza alla Casa degli artisti di Milano- luogo preziosissimo di sviluppo e crescita culturale, aperto a musicisti e performer -, e ne sono usciti con un piccolo tesoro, intitolato Jam: un brano esplosivo e molto dilatato, in qualche modo riassuntivo di quello che il loro secondo disco avrebbe rappresentato. Delicatronic ci mostra i Delicatoni in veste nuova, ed è chiaro già dalla prima traccia, La stessa cosa insieme.
Nel regno dell'amore del profondo Veneto è diventata di casa la sperimentazione, intesa come allargamento di un orizzonte sonoro, già di per sé molto convincente. Per sovvertire una struttura sonora così compatta e identitaria c'era bisogno di una vera rivoluzione, di cambiare prospettiva per approcciare tutto, dalla composizione ad ogni dettaglio d'arrangiamento. Sembrano passati molti più anni dei soli due che separano Delicatronic dal primo album della band, quello che ci aveva fatto innamorare di loro, o forse vivere la musica con questa dedizione quasi viscerali fa fare veri passi da gigante.
Il comparto elettronico è la guida della prima parte di Delicatronic, un vero e proprio treno lanciato a tutta velocità nei timpani. I bpm non sono mai stati così alti a quelle latitudini, la compressione dei suoni e dei ritmi è eccezionale, un capogiro totalmente inaspettato, che tuttavia avvolge i pezzi di un manto di mistero. Le parole si esaltano cantando l'amore in un modo semplice e generoso, giocando a nascondersi dietro lo strato della produzione, concedendosi anche lunghi momenti di silenzio, con un senso della misura invidiabile.
Delicatronic è un disco che odora di controtendenza, che non sa stare al passo coi tempi, e che suona meravigliosamente come un cantiere aperto. Sono un cantiere i feat di cui si sono circondati i Delicatoni: Nice Elevator, Coquinati, Spraytan, ospite in quella chicca deliziosa che è Barbara, un brano elegantissimo, la versione delicatona di una sala d'aspetto deluxe. Un cantiere è Oh No, traccia splendida che pare uscita dalla mente insana di Brian Wilson, e che vede la quinta collaborazione, quella di Lamante. E infine è un cantiere la verisione remix del loro vecchio brano Sogno, inserito con estrema coerenza nella tracklist del disco.
I Delicatoni sono sempre i soliti figli illegittimi di Venerus, con quella inclinazione canora e melodica, adottata come modello e tradita in tutti i modi possibili. Con Delicatronic è stata persa la bussola nella direzione del ballo sfrenato, della danza magica che crea luoghi e nuove possibilità - forse sconosciute - per il lavoro di musicista comunitario. Questo disco ci lascia una buona speranza per il 2025 che sta per cominciare, uno strumento per perdere il controllo e trovare nuove vie. Saporite e delicatone.
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La recensione Delicatronic di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-12-20 10:26:00
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