Elettronica dark ambient dall'andamento cinematografico, che ci mette di fronte a un quesito a cui nessuno sa dare una risposta
"Convinti di scappare dalla morte siamo scappati dalla vita, condannandoci a un’inguaribile infelicità che ha la forma esteriore del benessere". Questo, oltre che un verso della canzone Un altro Dio de I Cani, è il fulcro attorno al quale ruota Detentio, il nuovo singolo di Mattia Valentini, in arte solo Valentini, musicista, produttore e compositore nato e cresciuto sotto le guglie del Duomo di Milano.
Un brano completamente strumentale che vaga come uno spettro all'interno di una casa infestata da rumori sinistri, provenienti dalle profondità dell'elettronica industrial, intesa nelle sue accezioni dark e ambient.
Atmosfere sempre sul filo della cacofonia, lacerate di tanto in tanto dalle sghembe note di un pianoforte, che sembrano tratte dalla colonna sonora di un film thriller-horror mai girato. Un clima di tensione e inquietudine, quello plasmato dalle mani di Valentini che, nonostante la completa assenza di strofe e ritornelli, riesce a evocare con il solo ausilio della musica lo struggimento interiore provato da ognuno di noi quando si affaccia sullo spaventoso abisso della morte.
Detentio è in definitiva un brano impossibile da ascoltare senza la giusta dose di attenzione, frutto di un lavoro di ricerca e sperimentazione compiuto da un artista lontano anni luce da qualsivoglia concetto di fruibilità legata alla musica mainstream. Un pezzo ancestralmente viscerale, in grado di metterci di fronte senza alcun tipo di filtro al più grande quesito di tutti: cosa succede quando si muore?
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La recensione Detentio di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-02-06 00:00:00
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