Un rifugio sonoro tra oscurità, malinconia e ricerca di appartenenza.
Esistono luoghi in cui l’anima cerca rifugio, spazi invisibili in cui il tempo si piega e le emozioni si stratificano come polvere su ricordi mai dissolti. Hiding Place, il nuovo singolo degli hi-ku, è uno di questi luoghi: un brano che si insinua nell’ascoltatore come una corrente sotterranea, avvolgendolo in un’atmosfera sospesa tra oscurità e rivelazione.
Le sonorità del brano si muovono lungo le coordinate della dark wave e della new wave, evocando le ombre inquietanti dei Depeche Mode più crepuscolari, ma anche il lirismo sonoro della scena alternativa dei primi anni Duemila. Il synth pulsante e le chitarre vellutate costruiscono un tessuto sonoro ipnotico, mentre la voce si fa portatrice di un’inquietudine mai del tutto sopita, una confessione a mezza voce tra il desiderio di appartenere e la necessità di scomparire.
Nel testo si percepisce l’eco di un’inevitabile frammentazione: le ferite che nessun amore può rimarginare, gli incontri segnati dalla loro stessa evanescenza, l’umana impossibilità di combaciare perfettamente con l’altro. Tutto si snoda in un movimento perpetuo, in un labirinto di giornate che si rincorrono senza tregua, mentre cerchiamo riparo dall’inevitabile. Ma non c’è un vero nascondiglio, solo il lento e ineluttabile abbraccio del caos: imparare ad accoglierlo è forse l’unica via possibile.
Gli hi-ku creano un’esperienza sensoriale che si insinua nella memoria, un frammento di notte destinato a risuonare a lungo dopo l’ultimo accordo.
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La recensione Hiding Place di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-02-05 07:25:30
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