Un racconto sonoro tra nostalgia, assenza e catarsi emotiva.
C’è una certa poesia nel modo in cui la memoria sfuma i dettagli, lasciando solo frammenti sbiaditi che riscriviamo ogni volta che li interroghiamo. Polaroid, il nuovo singolo dei baresi Flowers For Boys, si muove proprio in questo spazio liminale tra nostalgia e disillusione, tra ciò che resta e ciò che si perde nel tempo.
Fin dalle prime note, il brano si apre su un tappeto sonoro rarefatto, con chitarre riverberate che fluttuano in un limbo sospeso, mentre la voce si insinua con un’intimità fragile e struggente, raccontando l’assenza e il vuoto di un amore dissolto. L’atmosfera, inizialmente dilatata, si arricchisce di tensione emotiva attraverso un crescendo che richiama le migliori pagine dell’emo e dell’alternative rock di matrice indipendente. Le chitarre si intrecciano in arpeggi malinconici, la batteria incalza con un groove serrato e il cantato diventa sempre più urgente, fino a sfiorare l’urlo soffocato di chi si aggrappa ai ricordi con le unghie.
La scrittura sonora dei Flowers For Boys si colloca in quel territorio evocativo che unisce le sfumature più cupe e riflessive del post-emo (FBYC, Gazebo Penguins, Gomma) con la sensibilità melodica tipica del dream-pop, intrecciando atmosfere ovattate e aperture graffianti. Ma c’è anche un’eco di certo indie-rock italiano che ha segnato una generazione, dove la malinconia si fa materia sonora e le parole sembrano galleggiare tra sogno e realtà.
Se Polaroid fosse davvero una fotografia istantanea, sarebbe quella che tieni nel portafogli troppo a lungo, finché i contorni non si fanno sfocati e i colori iniziano a spegnersi. Un’immagine che racconta più di quello che mostra, proprio come questa canzone.
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La recensione Polaroid di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-03-01 08:02:00
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