Rock crossover di denuncia, in bilico tra il conscious rap e il punk demenziale degli Skiantos
"Se facciamo la nazionale, vinciamo il mondiale delle teste di cazzo". È questa la becera e grossolana strofa (che però ha anche dei difetti) in grado di cristallizzare al meglio il contenuto di La Nazionale, il nuovo singolo dei Gino il Carbonaio, collettivo musicale originario di Pavia, i cui membri amano autodefinirsi "operai del rock'n'roll".
A una manciata di mesi da Musica per disadattati, il quartetto lomellino ritorna con un pezzo scritto e cantato "a dieci mani" con il rapper torinese Maik Delle Baracche. Un brano beffardo, viscerale e rabbiosamente disilluso, che sembra provenire da un anonimo garage della provincia lombarda riconvertito in sala prove. Sonorità poco raffinate, a metà strada tra il rap crossover e il punk demenziale degli Skiantos, sostenute da giri di chitarra e basso lerciamente funkeggianti spalmati su un essenziale groove di batteria.
Una strumentale quasi "cavernicola" (nel senso buono del termine) affiancata da strofe e barre cantate in maniera dissoluta dai Gino il Carbonaio e Maik Delle Baracche. Linee vocali sregolate, sempre sul filo del fuori tempo, nelle quali vengono impietosamente sbeffeggiate l'ignoranza, l'indolenza e la superficialità che incombono minacciose sull'Italia del 2025. Un Paese che, come disse profeticamente Winston Churchill qualche decennio fa, "perde le partite di calcio come se fossero guerre e perde le guerre come se fossero partite di calcio".
In questo paese sanno tutti più del diavolo
Ma siamo contadini che non sanno fare un cavolo
Tutto fermo dai tempi di Battiato
Il tempo non l’abbiamo battuto l’abbiamo buttato
Cantano Gino il Carbonaio e Maik Delle Baracche nel loro ultimo singolo. La Nazionale è un canzone in grado di trovare la propria chiave di volta proprio nella sua poco raffinata fattura e resa sonora, riflettendo in maniera estremamente efficace l'approssimazione di un Paese ormai incapace di offrire sogni (e solide realtà) alle nuove generazioni.
Perché in fin dei conti, per quale motivo bisogna sbattersi a fare la rivoluzione o cercare di cambiare le cose? Si sta così comodi col culo sul divano a guardare la partite di Champions il martedì sera.
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La recensione La Nazionale (feat. Maik Delle Baracche) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-03-18 00:19:53
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