Shulevel Obsessed By Ourselves Chap. 1 2007 - Psichedelia, Noise, Indie

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Solo poco tempo fa si discuteva su quanto fosse difficile riuscire a calibrare bene i pensieri senza lasciarsi prendere dalla fretta della delusione (vedi ultimo disco dei Laundrette). Stavolta, la difficoltà è di un altro tipo. Come si fa a descrivere a chi abita al di fuori della solitudine culturale di Palermo la grandezza e la sfortuna di una band enorme come gli Shulevel senza scadere nell’autocompiacimento, autocommiserazione, autoquelchevoletevoi? Perché questa è la storia di un gruppo in(die)credibile, che per potenza, talento e bravura non ha eguali in Italia. Un gruppo che dieci anni fa si agitava nel sottosuolo artistico di una Sicilia piccola, provinciale ma dannatamente testarda e coraggiosa. Con alcuni esempi di avanguardia che lasciavano con le pezze al culo altre e più blasonate situazioni sonore internazionali.

La storia durò poco più di un battito di ciglia. Era il 1997 quando il combo si formò ed era il 2000 quando chiuse i battenti. Con strascichi infiniti di rimpianti. Perché le canzoni degli Shulevel erano incredibili. Noise rock psichedelico, dicevano loro. Musica importante, diremmo noi. Di quella che subito – il tempo di aprire il fuoco di sbarramento degli strumenti (due chitarre, un basso che a volte veniva affiancato da un altro, batteria e voce) – ti lascia tramortito, frastornato, intimorito. Ed esaltato. Come dei Motorpsycho che salgono in cattedra per dedicarsi alla mat(h)ematica. Degli Appaloosa ante litteram con ancora più impatto, tecnica, urgenza emotiva. Dei Kyuss che riversano sul pubblico tonnellate di watt e malinconia.

Un fiume in piena che scorre tra melodia e commozione, dunque. Una band impressionante per maturità e padronanza dei propri mezzi. Sapere ciò che si vuole e sapere come ottenerlo. Sarebbe stata la pietra tombale a tutti i nostri sogni indie rock, se fosse finita così, all’alba del terzo millennio. La riprova che non c’è posto per chi alla merda preferisce la vita, l’universo e tutto quanto. E invece no. Gli Shulevel si sono riformati. Nuovo batterista, vecchie ambizioni, solite emozioni. Xerox Music che irrompe nel mercato delle etichette indipendenti con il meritorio e necessario ripescaggio del materiale inciso dalla band negli anni Novanta. La qualità audio è un po’ precaria. Certi brani ne sono penalizzati. Ma basta poco, al momento, per placare i nostri fermenti. E serve per prepararci a nuove bellissime canzoni. Non vediamo l’ora.

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La recensione Obsessed By Ourselves Chap. 1 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-05-17 00:00:00

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