Dubius. ".......con fragili bracciate attraversava l'oceano dei dubbi..".
Ebbene si. Ogni qualvolta mi trovo tra le mani CD di questo genere, sono vittima d'incertezza valutativa.
Freccia a sinistra, perchè questo dei No man's code è comunque un demo che s'immette nell'autostrada del buon prodotto.
La questione è: in che punto s'inserisce?
Stiamo parlando di crossover. E già questa potrebbe essere giustificazione alla titubanza. 1995. Vetta dell'esplosione. Del "tutto si mischia con tutto". Spuntano i Korn, Crisis, Orange 9mm, attimi dopo i Deftones. Si parla di suono innovativo. Ma contemporaneamente ci si mette in attesa...questa è la partenza, il nuovo deve ancora arrivare.
E con un po' troppo entusiasmo si punta con presunzione alle febbricitanti scintille, confidando nel parto di un genere definito.
Cosa che, a distanza di 5 anni non si è ancora realizzata.
Nel frattempo però, si è persa la verve. La freschezza. La singolarità di quel suono di frontiera.
Ci si è abbuffati di furbizia per quel che riguarda Limp Bizkit e famiglia e addirittura si parla di post-Korn con gli Slipknot. Perché alla fine, l'unico appiglio si basa proprio solo sul quel "pre/post" Jonathan Davis e compagni.
Che diventa "il genere", in assenza di quello che avrebbe dovuto modellarsi.
Tutto ciò per tornare ai nostri No man's code e chiedersi....si tratta di una band definita o l'ennesimo clone senza identità?
Francamente non ho risposte. Probabilmente ancora non esistono.
Quello che posso dire è che i 4 brani di questo cd s'inseriscono dignitosamente nella tradizione sopra esposta.
Ritmi fratturati, atmosfera allucinata, deflagrazioni metal, linee vocali massicce contrapposte a toni melodici e sofferenti. In alcuni angoli ricordano anche i 311.
Molto buono il mixaggio e la qualità del suono che rendono il lavoro decisamente superiore alla media.
Rimane il rebus.
A voi la risoluzione.
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La recensione No man's code di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2000-07-22 00:00:00
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