Quando un pezzo di un demo dura sei minuti e te lo ascolti tutto d’un fiato.
Quando non vi accorgete che le canzoni – solo quattro – sono già finite e volete subito rimettere play dalla numero uno.
Quando certi passaggi aprono su paesaggi, pensieri e belle sensazioni, addosso.
Quando dentro un demo di quattro pezzi ci sentite l’armonica di Dylan con una tromba di sottofondo che vi fa pensare ai Calexico.
Quando andate a dormire contenti perché avete ascoltato delle belle canzoni.
Quando vi scoprite a canticchiarne una, sovrappensiero.
Quando si fa presto a dire it’s not easy stay together, I think we should quit this – e loro lo fanno benissimo.
Quando c’è un retrogusto che sa di Wilco e anche il cembalo ti sembra uno strumento da paura.
Quando dicono che there’s not time to go away e sotto c’è una batteria che se ne frega del folk e delle chitarre acustiche e va da sola, e se si sente che amano anche qualcosa d’elettronico.
Quando cinque ragazzi veneti ti mandano un demo e tu ne devi scrivere e non ti va di dire solo che sono un buon gruppo folk acustico con influenze e arrangiamenti indie e che si attende un lavoro completo per vedere se saranno all’altezza della notevole prova d’esordio.
---
La recensione Out of the city di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-12-14 00:00:00
COMMENTI (2)
YYYess!
piatch