Lo sapete cosa manca ai Medea? Un po’ di creatività. La cosa più divertente è che mentre in alcuni casi dimostrano di averla (ed anche in modesta quantità si può dire) in altri invece “fluttuano” tra il “già visto, già suonato, già cantato” e il “poteva essere bello ma poi...”. E dispiace, sinceramente, perché sono i classici studenti che possono fare di più ma che non vogliono prendere in mano un libro. E agli incontri scuola famiglia stanno in un angolino a “riflettere” giocando con un Game Boy.
“Un giorno qualsiasi” comincia con “Colpo su colpo”, le sonorità rock sono ottime: il testo invece è senz’anima, ad eccezione di un'unica frase - “Il mondo è un padre che non ha mai voluto essere padre” - che quasi ti fa rivedere l’intero giudizio. “Medea” è la terza traccia, utilizzare una figura mitologica così contraddittoria e controversa è un’idea carina: rende la canzone travagliata dal dolore, supportatata a dovere da un rock melodico malinconico. Segue il pezzo più riuscito di tutto l’album, “Al di là dello specchio”, grazie alla sua musica accattivate ed a parole che si avvicinano molto più ad un testo punk che ad uno rock. “56 Ore” è un altro ottimo brano: con una forma semplice descrive la ricerca di un’identità difficile da trovare appoggiandosi su note pop/rock che fanno entrare in sintonia con l’amarezza dell'essere costretti a portare una maschera nella società. “T.V.Spenta” è una di quelle canzoni ribelli contro il conformismo: una lotta persa in partenza. Il disco è chiuso da “Settembre” e “La mia Mente”, due brani che stupiscono per un sound grunge e una spiccata – e inaspettata – originalità. I Medea hanno le giuste qualità per scrivere belle canzoni ma troppo spesso si limitano a fare il minimo indispensabile, non curano i testi e difficilmente si spingono oltre quel rock ormai sentito e risentito. E' lecito aspettarsi da loro un impegno maggiore.
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La recensione In un giorno qualunque di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-07-09 00:00:00
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