L'ammetto. Un primo ascolto di questo disco era partito con un grande entusiasmo che poi si era ripiegato un po' su se stesso. Avvertivo per lo più la monotonia di un mood che stentava a spiccare il volo, mi aspettavo esplosioni che alla fine non avevo sentito. C'era bisogno di sedimentazione di note nel profondo, come se una maggiore limpidezza mi avrebbe reso più chiaro anche il feedback del disco.
Riprendendolo, con tanto di cuffiette conficcate nelle orecchie, ho finalmente colto quel quid che mi sfuggiva. Un nuovo ascolto decantato ha svelato un lavoro pieno e sentito, a prescindere dal suono acustico che propone e dal suo girare lo-pop. Ok, ci sono picchi su cui la voce di Princesa (aka Giorgio Tempesta) stenta un po', ma nel complesso se non tutti i pezzi sono perle, possiamo sempre consolarci con gli opali arlecchino.
Un disco piccolo, come miniatura preziosa, che ringrazia cieli luminosi e stelle brillanti, velati di leggera malinconia, per la dimensione in cui ti trasporta: una sensazione così l'avevo provata con “Letter To Hermione" del Bowie lontano dal glam, ma non per dire "suona come..." o "si ispira a..." o "mi ricorda...". Perchè per quello, se proprio devo allora, posso azzardare i Coral, che hanno staccato la spina, che con i Dead Can Dance, non angosciosi, salgono insieme la "scalinata verso il Paradiso" di quei quattro inglesi che usavano lo shampoo Pantene.
Ascoltare per credere.
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La recensione J.P di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-03-21 00:00:00
COMMENTI (2)
Bel disco davvero!
un disco bellissimo, ispirato, coraggioso. Dove si sentono i respiri della voce e i rintocchi delle corde. Non che ce ne siano tanti uguali, in giro, in Italia.