A due anni dall'uscita del loro fortunato esordio ("Klezroym", Anagrumba 1998) che li ha consacrati come una delle migliori formazioni di klezmer al mondo, i Klezroym sono tornati con "Scenì" proesguendo l'esplorazione nei territori della musica ebraica. La maggior parte dei brani sono dei "tradizionali" riarrangiati in chiave personale dai Klezroym, forti di notevoli capacità tecniche e indubbia sensibilità. Non si può negare, però, che la musica klezmer a volte sia ostica, difficile da ascoltare, soprattutto per chi è a digiuno di questo genere e di tutta la culture ebraica. Al di là di questo appunto che mi sentivo in dovere di fare, va detto che Scenì" è un caleidoscopio festoso di klezmer, jazz contemporaneo nonchè di sonorità balcaniche care a Bregovic. "Radio Freilach" è il leit motiv del disco perchè la ritroviamo ben cinque volte; "Szol a kakas mar" è un classico dei matrimoni in Ungheria; "Oyfn pripetshik" è una nenia divenuta simbolo della Shoà; "Canzone dell'amore perduto" è un omaggio al grande cantore dei deboli, Fabrizio De Andrè. La musica dei Klezroym è figlia di un progetto culturale in cui credono molto, di cui si fanno portatori e che vogliono diffondere il più possibile. Raffinatezza ed eleganza stilistica sono indubbie, manca forse la capacità di rendere le canzoni più accessibili.
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La recensione Sceni' di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2000-08-27 00:00:00
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