Andrea Agostini, fascinoso personaggio del sottobosco musicale bolognese. 24 anni. Studente al conservatorio e al DAMS. Una vita x la musica? Può darsi. Di certo l’Ossessione che segue ovunque. E pretende un sollievo, fosse anche metterne un po’ su supporto digitale. Qui ci sono 11 canzoni: suonate e arrangiate e composte interamente da Andrea + 1cover di “Pezzi di vetro” di De Gregori cantata con sghemba e dolce partecipazione. 12 canzoni in totale che sono tantissime se ci pensiamo. 12 canzoni a suonar tutti gli strumenti, a creare atmosfere, a sostenerne il peso. A scrivere parole e farle rimbalzare a tempo. Ricercare equilibri e sfondarli, da solo. Solo. Pretenzioso? Non necessariamente.
Certo il cd in questione è tutt’altro che facile, tutt’altro che vendibile (ecchisenefrega no?). È’ un’insieme di idee, un patchwork spigoloso (comunque omogeneo nel complesso). Certo tira alla noia che è un piacere. Certo sentirselo tutto di fila è impensabile. Certo a tratti viene da dire “cazzo ma che smaronata, ma che ‘cce frega a noi dei lamenti di ‘stoquì?”. Però capita che una sera sei un po’ sbronzo e lo ascolti e un qualcosa dentro ce lo trovi. Cosa? Boh. C’è di base un’ammirazione sconfinata x Giolindo Ferretti . Sia nelle immagini crude e grevi evocate, sia nelle liriche pressoché ermetiche, sia nel canto/requiem (e l’effetto clone è sempre lì dietro l’angolo: “Per il tempo di guerra” è davvero troppo simile a Linea Gotica…) . C’è di conseguenza parecchio amore x i CCCP (fatevoi che una canzone si intitola “ortodonzia”… molto molto simile a “Ortodossia” no?). C’è l’influenza tutta “bolognese” (inevitabile?) di Umberto Palazzo e il suo Santo Niente (in “Città sottile”). C’è una chitarra e campioni e batterie sintetiche . C’è sullo sfondo chissà quant’altro: i Portici, via Zamboni e i suoi multicolori perditempo, il Livello57 e il Link, e tonnellate d’altro che chi è di Bologna saprà ovviamente meglio di me… ah, giusto x continuare su questo clichè: Andrea Agostini ha partecipato con un brano alla colonna sonora del rifacimento cinematografico del successone nazional popolare “Jack Frusciante blablabla…” del Brizzi Enrico from Bologna… Così. A voler a tutti i costi trovare una-canzone-una che ne riassuma la gamma di reazioni trovo emblematica la pianola kraftwerkiana e la favoletta visonaria di “Gli angeli, i diavoli e il giovane gianni”. E’ lì Andrea Agostini: in biliko fra il far sorridere, il reclamare attenzione, la palpebra che cade, l’insulto gratuito, la genialità, la bruttezza pura e semplice.
Anomalo cantautore elettrificato. Aspirante menestrello underground dunque. In cerca di consensi trova mal di testa e sbadigli. Qua e là pochi e sparuti applausi al neon.
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La recensione demo99 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2000-08-29 00:00:00
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