Immaginate di entrare dentro al suono, entrarci dentro, come in un’autopsia, e regnarvi. Prendete un qualsiasi oggetto, fatelo suonare, poi, con cura maniacale, abbassatelo di un’ottava, caricatelo di effetti, amplificatelo. Fino a raggiungere la membrana aperta, i cosiddetti suoni inudibili. Cupi, oscuri e maestosi. Qualcosa di simile a ciò che ha fatto Victor Frankestein con il suo mostro. Creare la vita da dentro, riuscendo appena a percepire il contesto ampissimo che ne sta al di fuori. Un esercizio di stile se vogliamo, un’opera fruibile per le ambientazioni horror e thriller, o per le mostre d’arte sezionata e contemporanea. Qualcosa come la colonna sonora dell’Inquisizione del 1500, mentre le streghe bruciavano al rogo e prosperava il terrore. Corpoparassita è il corpo nato ad Alessandria nel 2001, che ha già viaggiato oltreoceano con una produzione americana, entro cui operano diversi musicisti e performers con lo scopo di una provocazione a tinte scure che vada contro le mode e l’udibilità del suono. Scomporre e decodificare i glitch, i clicks and cuts e le microwaves. Una musica dal vivo sempre accompagnata da filmati, spesso effettuati da Corpoparassita stesso, ad esempio le tombe del cimitero di Alessandria. Inquietante, come gli intervalli infiniti di Angelo Badalamenti nei film psicosospesi di Lynch. E’ uscito a fine anno con “Inesorabile”, per Finalmuzik, primo cd stampato in edizione limitata di 500 copie. Otto lunghi e indefinibili livelli di morte, tributo allo scrittore La Rochelle, di cui Corpoparassita trae alcuni versi, rassomiglianti a un epitaffio che intitolerei “Al suicidio”, e li sistema nel poster legato al cd. Una musica che irraggia tenebre e incubi, ma piena di cosmicità, che verrebbe da chiamarla opera pia e inginocchiarsi al timore di vita e morte che fa venire a galla, oppure chiedere perdono dei propri peccati e pregare la notte di non venire assassinati alle spalle. Con un futuro teatrale, forse. Unico parlato è uno spezzone punk-memoir risalente all’11 maggio ’82, un appello agli occupanti di via Correggio 18, sede del centro sociale Virus, sgomberato due anni più tardi, in cui si chiede di evitare di portare all’esasperazione gli abitanti del quartiere tramite violenza psicofisica di una media di 12 ore di musica quotidiana a volume altissimo.
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La recensione Inesorabile di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-04-02 00:00:00
COMMENTI (1)
Anche dal vivo sono inquietanti, densi, malvagi.
bella recensione!