“Sai come chiamano un quarto di libra con formaggio a Parigi?” Royale With Cheese: e come puoi dirne male? Funk rock, accezione soft ed aggressiva, morbida e scanzonata di una coesione che adoro perché forza vitale di una danza mai spenta… Cinque tracce di un album che ha la colpa di averne troppe poche, di tracce. Cinque pezzi sincopati e strumentali, stop&go, con slap di basso che rodono il culo e ti alzano da ogni oblomovismo domenicale.
L’ep è un breve concentrato funkedelico e psicolabile, coraggioso nell’affronto di un genere in fin dei conti non troppo comune nella giungla sonora contemporanea.
Nonostante piccoli accorgimenti di circostanza (dalle sbavature strumentali, alle pecche di sincronia, alla prevedibilità di alcuni passaggi), non si segna nulla col rosso calcato. L’album scorre in modo ritmico e calibrato. Strutture semplici e concise: pochi minuti per riff, ritornelli ed accelerate, a comporre un lavoro che a volte gradiremmo un po’ più pompato (un bell’ascolto di R.A.T.M. ad esempio ravviverebbe le parti più piatte) ma che almeno fa apprezzare la voglia di essersi cimentati in qualcosa di poco abituale oggi.
Eppure un nome mi torna in mente: i Red Hot Chili Peppers, che non puoi nascondere dietro un dito quando decidi di affrontare un discorso musicale fatto di crossover e guazzabugli di funk, punk e fiamme. Voglio dire, ascoltare un disco non significa passarlo al tribunale dell’Inquisizione, ma qui si sente palesemente l'influenza di “Blood Sugar Sex Magik”, uno dei padri della musica mondiale, il ‘contaminatore’ per eccellenza dell’altalena funk rock, lo stilema del crossover anni ’90: creatività, tecnica, improvvisazione aggressiva, pepe al culo e quant’altro. Ma che appunto, in quanto ‘contaminatore’, resti un’ispirazione; perché in fondo i Royale With Cheese sono in gamba, ma toglietegli quei cazzo di santini dalle tasche!
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La recensione Royale With Cheese di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-04-08 00:00:00
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