"Starlette" esplode. Come un colpo di pistola: quello sulla copertina del demo, dove una donna preme il grilletto liberando le farfalle rinchiuse nella sua testa. "Starlette" è la forza di un’onda anomala che emerge dall’underground della capitale e ti trascina giù, come in un turbine di energia, in un viaggio psichedelico di 16 minuti attraverso paesaggi sensoriali e musicali come già vissuti in una precedente vita. Si sentono in lontananza l’ispirazione ancora acerba al talento del leader degli Afterhours e l’eco delle liriche striscianti e sibilate dei Marlene Kuntz; la chitarra, acida e aspra come quella di Kurt Cobain, si insinua tagliente nei sintetizzatori a tinte cupe, inconfondibili nell’elettronica dei Depeche Mode. Uno spontaneo liberarsi di sensazioni psicofisiche stimolato dall'originale mescolanza di suoni e strumenti, ognuno con un ruolo ben definito, come a dare al brano diverse possibili interpretazioni a seconda di che strumento si scelga di aascoltare. A seconda di quello che si decide di provare, come in un luna park. Attore principale in “Jack”, il synth è il giro della morte sulle montagne russe e quando tace è come il ritrovarsi finalmente a testa in su. Ma il turbine aumenta di nuovo, a mano a mano che si scende nel cuore dei brani che si scaldano, accelerano e aumentano i battiti. Si cambia giostra. Una “Caduta Libera”, una corsa in discesa in una sorta di trance proprio mentre Giovanni Calvani (voce e chitarra) canta di “forza di gravità”, “miraggi nel vuoto” e “infiniti lenti secondi”. Le melodie pop dei migliori anni ’80 colorano la psichedelia delle tastiere; accenni della voce tipici dei vocalist della dance music sdrammatizzano le folli batterie elettroniche e il sofisticato sax; le chitarre distorte enfatizzano le liriche più efficaci, in uno stato di perfetto equilibrio e armoniosa sintonia.
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La recensione Starlette di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-04-15 00:00:00
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