Incontrato nelle notti padovane, Alessandro Grazian mi aveva parlato mesi fa di un album di taglio orchestrale, con cui (di)mostrare il proprio volto di musicista a tutto tondo, affrancandosi dalla restrittiva etichetta di cantautore. Un disco dalla gestazione infinita, causa ripensamenti e indecisioni continue. Alla fine uscirà alla fine dell’estate: l’ep “Soffio Di Nero” ne è l’anticipazione. Meravigliosa. Grazian mi ha sempre dato l’idea di un grande talento, ma il precedente disco “Caduto” non mi aveva convinto del tutto. Lo trovavo acerbo: la ricerca della propria personalità autorale e il rifiuto delle facili soluzioni lo portava a volte su sentieri impervi di cui alla fine risaltava di più la difficoltà elitaria che l’originalità. Esempio principe, “Prosopografie”, di cui Acty disse “un titolo che non riesco neppure a pronunciare”: rude, ma efficace nel rendere l’idea. “Soffio di Nero” spazza via queste difficoltà, forse anche perché nel disco d’esordio si cacciano le canzoni che uno si porta dietro da anni e non le composizioni più recenti. Qui Grazian trova una semplicità espressiva mai banale nei testi (una sola parolina difficile nei testi: “xenodochi” in “Felicitazioni”) e nelle musiche, riuscendo ad esprimere pienamente quel lindore dell’anima che forse è la sua caratteristica più tipica e che già faceva capolino in “Santa Sala”. Da musicista, squaderna una minisuite strumentale tra San Pietroburgo (“Ermitaz”), Parigi (“La Couronne”), Berlino (“Und die Liebe lacht”), costruita con frammenti del prossimo disco (uno dei cui temi sarà un viaggio musicale tra le tre capitali mitteuropee); costruisce la title track a partire da una citazione di “Legata a un granello di sabbia” di Nico Fidenco e “Felicitazioni” da una dei Tre Allegri Ragazzi Morti; fa spuntare dal cappello a cilindro atmosfere ora alla Piovani, ora alla Battisti; coverizza “Aria di Neve” di Endrigo evidenziandone il carattere di madrigale rinascimentale. Nel comunicato stampa si dice che ora Grazian pur “rifiutando la filologia fine a sé stessa”, vuole rifarsi, “attraverso precise soluzioni armoniche e arrangiative, al grande patrimonio musicale degli anni 60 e 70”. Missione compiuta: filologia zero, arte mille.
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La recensione Soffio di Nero di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-05-19 00:00:00
COMMENTI (3)
Ottima citazione!
Sono d'accordo.
Niente male Alessandro Grazian.
tutto molto bello (cit.), Felicitazioni più di Soffio Di Nero. e quei tre strumentali lasciano pensare ad un concept album memorabile, di là da venire. Grande Ale