Il nero e le sue varianti. Le luci frammentarie, mai fisse. Il sound denso e compatto che riempe la stanza. Provi ad abbassare il volume, ma chi pensi di fottere? Le urla ti risuonano dentro, ed in fondo provi anche piacere ad ascoltarle. C'è quella violenza appagante, lineare, simmetrica. Basta poco per immaginarti con una motosega in mano in un film di Tarantino, Eli Roth o David Fincher.
Poi torni in te e godi a pensare che un disco del genere sia di un gruppo italiano. La produzione curatissima affidata a Marco Trentacoste (già con Deasonika, Rezophonic e Le Vibrazioni) mette in luce le sonorità post-grunge (Deftones, Staind) del trio milanese. Talvolta sanno essere oscuri come gli A Perfect Circle, o torbidi come i Nine Inch Nails, la cui influenza appare ben definita per quell'uso sapiente – quanto moderato – dell'elettronica. Talvolta diventano persino stoner per quelle accelerazioni che sembrano spezzare la schiena, soprattutto in "Almost", il brano più riuscito insieme a "Pluto" e il singolo "Fall". I nomi citati indirizzano verso le sonorità che hanno segnato il rock americano dalla seconda metà degli anni 90, elemento che porterebbe a pensare che il progetto degli Emoglobe sia poco originale e, in parte, datato. Ma l'ottima pronuncia inglese, la qualità della registrazione e la cura per i dettagli (a cominciare dal digipack nero minimalista) rendono quest'esordio più che positivo.
---
La recensione Emoglobe di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-10-24 00:00:00
COMMENTI (1)
Un album davvero eccezionale!!! Speriamo che esca quanto prima un secondo disco degli Emoglobe!!! :)