Entusiasmante! Certo non posso fermarmi qui. Devo giustificare il mio exploit.
Poco più di venti minuti d'ascolto, cinque brani e nessuno che manchi il colpo. Già la decisione di aprire con "I Can't" fa intendere subito la stoffa di questo quartetto marchigiano, cresciuto a suon di pop rock inglese, quello storico per capirci, Beatles, Rolling Stones, un pizzico di Led Zeppelin, Pink Floyd, quelli che cantavano "Bike".
Lezione che ci regala un'energia d'intenti e di note, che spedisce The Vox direttamente tra le band di giusta potenziale considerazione internazionale. Che qualcuno se ne accorga accidenti!
Senza troppo timore posso asserire che superano la nuova guardia britannica dei Bloc Party, dei Kaiser Chiefs, avvicinandosi molto più ai Supergrass, ai Kula Shaker, ma anche al power-pop dei The Sunshine Underground, sacrificando senza rimpianti l'impostazione più danzereccia per sottolineare una costruzione di brani che quando arrivano al ritornello non puoi fare a meno di agitare le braccia per aria, seguire il sound e fare le prove generali per quando li vedrai finalmente dal vivo.
Probabilmente il fatto di esser nati come cover band degli Oasis ha smosso un terreno già fertile cui mancava il seme della giusta ispirazione.
Se il buongiorno si vede dal mattino, tutto mi fa pensare che questo Ep sia solo l'antipasto di un ricco pranzo luculliano. "Are you waiting for us?" chiedono chiudendo, direi che la risposta è sì, abbiamo tanta fame.
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La recensione The woman who lives in the aeroplane di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-07-04 00:00:00
COMMENTI (3)
mi sapete dire il gruppo della prima canzone I can't
come canzoni fanno skifo..........
Forza Benassi
li ho sentiti alla radio, sono fortissimi